14
Dic 2015
Numero N. 346
Coco Chanel imprenditrice

Ho letto la biografia di Coco Chanel. La conoscevo stilista e l'ho scoperta imprenditrice.
L'autrice, Isabelle Fiemeyer, racconta l'infanzia difficile e le relazioni intense e controverse. Saranno queste a darle la spinta che la portera' a diventare, giovanissima, moderna imprenditrice, capace di segnare le avanguardie del suo tempo e creare un successo globale, il primo della moda.

Ci sono numerose idee, ancora pienamente valide, che possono aiutarci nel nostro compito di capi azienda...

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Ho letto la biografia di Coco Chanel. La conoscevo stilista e l'ho scoperta imprenditrice.
L'autrice, Isabelle Fiemeyer, racconta l'infanzia difficile e le relazioni intense e controverse. Saranno queste a darle la spinta che la portera' a diventare, giovanissima, moderna imprenditrice, capace di segnare le avanguardie del suo tempo e creare un successo globale, il primo della moda.

Ci sono numerose idee, ancora pienamente valide, che possono aiutarci nel nostro compito di capi azienda...



Profilo
La difficile infanzia: orfana di madre a 12 anni, abbandonata dal padre e messa in orfanatrofio fino ai 18 anni.
Le relazioni amorose le hanno fatto prima capire se stessa e, poi, riconoscere lo stile e saperlo distinguere dal lusso: Etienne Balsan, Boy Capel, il granduca Dimitri, il poeta Pierre Reverdy, il duca di Westminster, Hans Gunther von Dincklage. Le assidue frequentazioni degli artisti del suo tempo le hanno affinato il senso estetico.
Ha intuito i mutamenti della società e puntato sull'emancipazione della donna, liberando il corpo e il movimento con l'abbigliamento adatto.

Imprenditrice
Comincia a 20 anni come commessa in una ditta di confezioni e già a 26 anni apre il primo laboratorio di modista a Parigi. A 30 anni un negozio di moda e cappelli a Deauville – sempre colmo di gente che li apprezza per la raffinata semplicità - e una casa di moda a Biarritz che attrae la clientela spagnola. Segue la propria intuizione e il proprio stile. A 32 anni dà già lavoro a 300 persone.

Dirige i suoi affari con ostentata sicurezza che la rende incantevole. A 38 anni sceglie il "profumo di donna che sa di donna" e lo battezza N.5 con un flacone sobrio nel periodo dello sfarzo. Capisce di dover coinvolgere altri per lo sviluppo dei suoi profumi, in una joint venture ante litteram, fino a creare la Société des parfums Chanel con i fratelli Wertheimer e infine concordare un contratto di royalties.



Successivamente lancia i gioielli finti perché "ciò che conta non sono i carati ma l'illusione". Anche per questa iniziativa coinvolge un terzo, Etienne de Beaumont, per condividere gli investimenti, promuovere la sua casa e delegare la gestione.
Quindi visita gli USA e mette il seme dell'internazionalizzazione dei suoi affari.
A 47 anni impiega 2.500 persone nei suoi laboratori e possiede una sua industria tessile.
Dopo la dichiarazione di guerra, chiude la sua casa di moda nel 1939.

Business globale
Nel 1954, a 71 anni, decide di rilanciarsi nell'attività, riapre la sua casa di moda, i suoi laboratori e subito prepara la nuova collezione con la quale affrontare i nuovi protagonisti: Dior, Givenchy, Balenciaga.
La collezione non è apprezzata in Francia ma lo è negli USA, dove gli acquisti sono molto importanti.
Così Chanel è la prima a far apprezzare la moda francese nel mondo e a compiere i primi passi significativi di un'impresa globale.

Applicazione in azienda: Se l'apprendimento è più vivace in giovane età, dovremmo investire di più nell'educazione dei ragazzi e farli sperimentare sul campo per avere idee più chiare già a 25 anni. Mentre la moda di master e specializzazioni post laurea rimanda tutto di 10 anni. In azienda dovremmo far fare esperienza ai giovani. Coinvolgiamoli in progetti operativi che esprimano anche il talento imprenditoriale!
Parola Chiave: general management
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Risultati ad oggi
Quali sono, secondo lei, le principali debolezze delle aziende italiane? (*)
33 %
Governance
67 %
Crescita
0 %
Innovazione
67 %
Organizzazione
0 %
Cultura manageriale
0 %
Cultura finanziaria
33 %
Altro (specifichi nello spazio riservato ai commenti)
Quali altre debolezze ritiene caratterizzino le aziende italiane?
  • Un costante punto di debolezza è la struttura del tessuto imprenditoriale, che privilegia nel nostro paese aziende di piccole dimensioni, non sempre in grado di competere nei mercati internazionali e poco inclini a investire in innovazione. La propensione delle imprese ad ampliare il proprio raggio di azione è, peraltro, sensibilmente influenzata dalla capacità di creare reti di relazioni (ovvero, a maggior ragione, dal far parte di un gruppo), a prescindere dalla dimensione. Il grado di connettività delle imprese rappresenta quindi un significativo fattore discriminante della strategia e dei risultati. Le imprese in grado di creare un’adeguata rete di relazioni esprimono in generale strategie più dinamiche, soprattutto con riferimento all’accesso a nuovi mercati: le evidenze dimostrano che la presenza sui mercati esteri è chiaramente associata a un più elevato livello di quantità/qualità delle relazioni che caratterizzano l’impresa. E questo è un driver fondamentale per la crescita: l'Italia è tra i Paesi più virtuosi per quanto riguarda la crescita dell’export manifatturiero nel periodo caratterizzato dalla crisi economica, avendo messo a segno, tra il 2008 e il 2014, una crescita nelle esportazioni pari al 16,5%, meglio di Germania e Francia, che hanno registrato valori più bassi (rispettivamente +11,6% e +5,9%). Carlo Martelli
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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