Le aziende italiane controllano all'estero piu' imprese di quante tutti i Paesi esteri insieme controllino in Italia! Dati Istat alla mano. E cio' contraddice il mantra dei media che ci vogliono solo prede!
Internazionalizzazione significa ridurre la dipendenza dal mercato locale. Presuppone altresì di competere su una scala maggiore o globale. Ma se si crede di aver successo all'estero con lo stesso business plan che funziona in Italia, la sfida si complica enormemente...
Le aziende italiane registrano considerevoli progressi internazionali
Si registrano progressi nel processo d'internazionalizzazione attiva, con una graduale ma continua apertura della nostra economia. Aumenta il controllo italiano di società all'estero (+384 imprese nel 2014) e la maggior parte delle aziende di industria e servizi ha realizzato investimenti all'estero, prevalentemente nella EU a 15. Il primo Paese preferito è gli Usa, seguito per l'industria da Romania e Cina e per i servizi da Germania e Brasile. La motivazione è l'accesso a nuovi mercati mentre la ricerca di lavoro a basso costo è trascurabile: le delocalizzazioni del passato sono terminate (il tessile abbigliamento e la pelle re-importano parte della loro produzione estera).
Al contrario, le aziende italiane controllate dall'estero, la maggior parte da Eu, sono 13.569, con un aumento di 404 unità nel 2013-14.
Ma la bilancia rimane a favore delle italiane che controllano 22.388 imprese estere: la loro dimensione è significativa (mediamente più di 80 addetti per un totale di 1,6 milioni di addetti). In aggiunta, queste aziende realizzano oltre un quarto delle esportazioni nazionali.
Le pratiche di management sono diverse
Tuttavia solo un'azienda su quattro ha vero successo all'estero. Questo perché le pratiche di management non trascendono i confini: difatti, solo un radicale ripensamento della strategia aziendale fa cogliere la domanda del Paese in cui si approda.
Infatti, le condizioni locali sono diverse e spesso mancano intermediari specializzati che favoriscano la crescita, tribunali che risolvano le dispute, istituzioni finanziarie che partecipino al business, ricerche di mercato affidabili sulle quali definire gli obiettivi.
Quindi il primo passo è accettare che si conosce meno di quello che si crede e che il modello operativo dovrà subire cambiamenti significativi per essere veramente adatto al nuovo contesto.
Relativamente alla Cina, ad esempio, non aiuta credere che il Paese si muoverà velocemente verso una piena economia di mercato. E nella maggior parte dei Paesi meno evoluti si deve accettare che le innovazioni tecnologiche impiegheranno maggior tempo per essere diffuse.
La consapevolezza del limite della propria conoscenza è la maniera migliore per porsi le grandi domande e gestire un'operazione in un mercato poco familiare.