La crescente complessita' richiede solide capacita' manageriali. E’ vero che i membri delle famiglie azioniste faticano a creare valore in azienda? Anche nelle imprese maggiori?
La crescente complessita' richiede solide capacita' manageriali. E’ vero che i membri delle famiglie azioniste faticano a creare valore in azienda? Anche nelle imprese maggiori?
La convivenza coordinata di ruoli diversi nella gestione dell'azienda e' formula vincente affinche' struttura di governance e struttura manageriale lavorino al meglio. Quante aziende hanno raggiunto questo obiettivo?
Azionista e' colui che apporta il capitale, rischia limitatamente al capitale conferito, incassa i dividendi e nomina gli amministratori con i quali condivide la strategia aziendale. Di solito non ha ruolo in azienda, a volte e' manager ma ha le competenze ed e' indipendente?
Imprenditore e' l’azionista che concepisce la strategia, assegna gli obiettivi, valuta l'operato dei manager. L'imprenditore puo' essere presidente o amministratore delegato. Quando le generazioni si succedono e' ancora il visionario efficace che spinge all’azione?
Manager con delega e' un lavoratore dipendente professionalmente preparato per assumere responsabilita' di gestione. Puo' essere amministratore delegato con pieni poteri, diviene capo azienda e agisce come imprenditore. Altrimenti e' dirigente con delega in specifiche aree aziendali. Contano leadership e competenze a tutto tonto. Quali i nostri riferimenti?
Manager senza delega: e' un lavoratore dipendente con responsabilita' di gestione di processi aziendali con forte specializzazione tecnica, autonomo all'interno di procedure codificate. Contano le competenze, ci sono davvero?
Per assicurare l'adeguatezza delle due dimensioni si evidenzi il ruolo di ogni nominativo dell'organigramma aziendale e si valutino le competenze in tutte le dimensioni della complessita': mercati, prodotti, tecnologie, canali, marchi, produzione, organizzazione, societario, portatori d’interesse. Questo e' il mio modus operandi per risolvere i malfunzionamenti di gestione.
Verifico che le imprese familiari italiane, anche le piu' grandi, contano troppi membri impiegati nei vari ruoli aziendali, spesso senza averne le competenze. Mi sembra una buona occasione per discuterne assieme.
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No, è proprio la parola complessità che non va d'accordo con la gestione familiare. Una azienda di 50 persone, gestita da una struttura imprenditoriale familiare, non può mantenere lo stesso tipo di governance quando arriva magari a 1000 dipendenti. Questo avviene in alcune realtà Italiane
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Ad oggi si, perchè l'azionariato,che per quanto ci riguarda era anche imprenditore, oggi si limita alle strategie future non entrando più nell'operatività ma delegandola al direttore generale esterno alla famiglia ma di grande fiducia.Cosìfacendo si può veramente pensare ad uno sviluppo e ad una crescita futura.
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Non sempre. Ci sono situazioni chiaramente disallineate e altre ai limiti. Perchè i parenti degli azionisti vogliono fare i manager in azienda, senza averne le competenze? Potrebbero essere più utili e divertirsi di più visitando aziende avanzate del settore, in giro per il mondo, a prendere idee utili. Avrebbero anche la probabilità di proporre iniziative straordinarie di M&A oppure JV. Un modo pregiato di creare valore.
Piercarlo Ceccarelli
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Tiriamo le fila della discussione...
Luci e ombre della gestione nelle aziende a controllo famigliare sono state ampiamente dipinte nell'ampia discussione.
Gli aspetti ritenuti più dannosi sono: la governance statica, senza aperture all'esterno; il management poco mobile, poco disposto al rischio; infine poca creativita' (nonostante la fama...) e poca innovazione capace di creare discontinuita'.
Ma ci sono aspetti positivi perche', se e' vero che le aziende familiari si gestiscono peggio nelle fasi di espansione del mercato, tendono a uscire meglio dalle recessioni. Grazie ad una gestione più' prudente e tenace.
Ulteriori considerazioni sono sempre gradite.
Ci sono anche risvolti positivi. Le imprese famigliari vanno un po' peggio nelle fasi di boom e escono meglio dalle recessioni. Perche' gestiscono in modo più' prudente e tenace. Accettare guadagni minori nei momenti buoni per sopravvivere meglio nelle crisi potrebbe essere una lezione utile anche per le aziende quotate.
Caro Redattore,
ho trovato l’articolo interessante e di grande attualità. L’imprenditore o meglio, la famiglia non può permettersi di perdere valore accumulato, per comodità o pigrizia. Esistono metodi antichi, come si forma un carattere.
Nella Germania, epoca Imperiale, si mandava i giovani maschi nel Preußische Kriegsakademie in Inghilterra a Sandhurst per imparare come condurre la truppa, spirito di sacrificio, capacità di decisione e leadership. Nei tempi di oggi bisogna simulare qualcosa simile per dare un carattere robusto ed integro che funzioni sotto stress. Gli skills e competenze si aggiungono nell’ambito dell’azienda stessa con un programma di coaching
un caro saluto
TRW
Importante è "avere un grande respiro" nel senso di guardare alla strategia a lungo e determinare cosa serve per raggiungerla passa dopo passo sia nella organizzazione interna che nei rapporti con l'esterno