30
Mar 2015
Numero N. 313
L’Europa e' senz’anima?

Lo tocchiamo con mano tutti i giorni: l'Europa arranca. Manca una propulsione unitaria che trasformi piu' Paesi in una unita' compatta. Il recente saggio dell'economista Giacomo Vaciago "Un'anima per l’Europa", ci aiuta a chiarirci le idee. La ricostruzione delle tappe principali dell’unione suggeriscono l'opinione che manchi, appunto, un obiettivo condiviso. Cioe' l'anima.

Qual e' o, meglio, quale dovrebbe essere, visto che ancora non e' stata esplicitata chiaramente? L'economia sociale di mercato? Anche se guardata con ironia e sospetto da Washington e da Londra, alfieri dell'economia liberale?

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Lo tocchiamo con mano tutti i giorni: l’Europa arranca. Manca una propulsione unitaria che trasformi piu' Paesi in una unita' compatta. Il recente saggio dell’economista Giacomo Vaciago "Un’anima per l’Europa", ci aiuta a chiarirci le idee. La ricostruzione delle tappe principali dell’unione suggeriscono l’opinione che manchi, appunto, un obiettivo condiviso. Cioe' l’anima.

Qual e' o, meglio, quale dovrebbe essere, visto che ancora non e' stata esplicitata chiaramente? L’economia sociale di mercato? Anche se guardata con ironia e sospetto da Washington e da Londra, alfieri dell’economia liberale?



Il difetto della nostra unione e' che abbiamo svolto compiti operativi - come valutare i gap rispetto alla situazione corrente e definire linee guida d’intervento e i relativi strumenti - senza aver affrontato chiaramente il primo compito, cioe' il vero scopo di tutto il percorso.

Ricordiamoci che delle tre sovranita' che godevano prima (fiscale, monetaria e valutaria), i paesi dell’eurozona hanno mantenuto solo la prima: non possono cioe' ne' monetizzare il debito, ne' svalutare. Di fronte a un debito pubblico, ritenuto non sostenibile, non possono che tagliare la spesa pubblica e aumentare le tasse. Oppure promuovere operazioni patrimoniali straordinarie.

Tra i benefici di unire piu' paesi c’e' il miglioramento della qualita' del mercato, di piu' grande dimensione e dove il consumatore e' sovrano - per il momento evidente solo nel settore industriale che rappresenta, con i servizi correlati, solo un terzo del prodotto interno lordo europeo -. E, ovviamente, la stabilita' monetaria, per assicurare il potere di acquisto - forse in via di raggiungimento con l’unione bancaria -.

Le questioni ancora aperte sono, in particolare, la globalizzazione e il modello economico.

In questo mondo chi non attira investimenti, non trattiene la produzione.
Allora conviene accelerare l’integrazione europea per poi confrontarsi assieme con il resto del mondo, oppure suggerire alle aziende d’integrarsi con quanti piu' apprezzano i nostri talenti, di qualsiasi parte del mondo essi siano? Cioe' promuovere le filiere in Europa o nel mondo?

Veniamo al confronto tra due visioni economiche, entrambe ritenute migliori dal punto di vista etico.
Meglio l’economia sociale di mercato, per realizzare minori diseguaglianze tra la popolazione attuale?
Ma come costruirla se la Corte costituzionale tedesca ha ribadito l’impossibilita' di impegnare risorse del contribuente tedesco? Cosi' diventa impossibile immaginare che un Stato aiuti un altro Stato (a meno, forse, di dimostrare che conviene anche alla Germania e al suo contribuente).
E se ogni arricchimento privato e' sovente considerato immeritato, quando non frutto di disonesta' e corruzione? Da qui la propensione a condannare ogni liberalizzazione. Favorendo, cosi', l’ingerenza della politica anche se essa tende a difendere i difetti e a proteggerli dall’altrui concorrenza.
Oppure l’economia liberale per favorire la crescita, dove ogni generazione vive meglio della precedente?

Cosa ne pensa?

Applicazione in azienda: l’applicazione in azienda comporta decisioni di posizionamento e di investimenti che prescindano dal progetto di Unione Europea. Un giorno la grande Europa sara' come gli Stati Uniti, ma ci vorra' ancora molto tempo e chissa' quanti cambi di direzione dei governi centrali e locali.
Parola Chiave: economia
Cosa ne pensa la community: Piace a 4 soci e 3 soci hanno un'altra idea
Per approfondire: N. 160
Risultati ad oggi
Globalizzazione: quale ritiene migliore per le nostre imprese?
60 %
Promuovere le filiere in Europa
40 %
Promuovere le filiere nel mondo
0 %
Altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
Qual e' la sua opinione su economia liberale vs economia sociale di mercato?
  • Come accade per tutte le definizioni, i principi di economia "sociale" oppure "liberale" si scontrano con la capacità di tradurli in azioni concrete. Non si può dire ad esempio che i principi di economia sociale abbiano recentemente portato grandi benefici ai cittadini di molti Paesi europei. La mancanza di una anima, di obiettivi e strategia chiara e condivisa sta mettendo le nostre nazioni in stallo con danni ai consumatori. Il liberismo economico americano, di converso, sta sviluppando l'economia e migliorando le condizioni dei cittadini. Speriamo in una nostra futura chiarezza di intenti e abbandono dei compromessi attuali. Per le imprese la sfida è proseguire con efficacia nonostante tutto!
    Luca Orselli
  • Ritengo che l'Unione Europea non sia di fatto riuscita a fare sistema, analogamente a quanto spesso succede in Italia a livello di distretti e di settori. Prevale l'interesse particolare sull'interesse comunitario. E' chiaro che per fare sistema occorre avere un obiettivo comune da perseguire lasciando libero arbitrio al mercato. L'equità di un mercato va, però, tutelata in modo unitario agendo non in base agli interessi del singolo paese, ma negli interessi dell'Unione Europea. E' qui che manca il fare sistema con la convinzione che il successo del continente europeo si traduce nel successo dei singoli paesi.
    Fabrizio Fresca Fantoni
  • Nell’opinione comune, spesso anche tra gli operatori economici, latita la consapevolezza degli effetti sociali positivi e politicamente distensivi del libero mercato e l’idea che esso sia conciliabile con la giustizia e l’innalzamento delle condizioni di vita dei più disagiati. Alla base di ogni ordinamento liberale c’è il richiamo alle “forze spirituali” che sottendono l’esperimento democratico e gli stessi processi di mercato. Qualsiasi atteggiamento contrario all’economia di mercato, attraverso il controllo sugli investimenti e l’espansione del ruolo dello Stato, perseguendo la crescita con espedienti quali l’inflazione ed il controllo dei prezzi (ma finendo per frenarla), non fa altro che programmare con largo anticipo esiti finali disastrosi, come la storia del secolo scorso insegna. Non dimentichiamo mai, però, che il mercato vive di concorrenza e muore in sua assenza, e ha bisogno di una cultura che lo garantisca e di un arbitro che lo difenda dai mercanti infedeli e dagli intenti fraudolenti; necessita di una politica matura e liberale che lo ponga al servizio della società civile, sanzionando ed emarginando chiunque – corporazioni o consorterie – pretenda di dominarlo chiudendosi alla libera concorrenza trasformandolo nel triste campo da gioco dove a vincere sono sempre gli stessi (e ovviamente neppure i migliori). Carlo Martelli
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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