23
Set 2013
Numero n. 239
2014, ripresa con poca occupazione
L'economia della zona euro e' sulla via della ripresa per fine anno. La Bce si attende che il Pil dell'Eurozona si contragga quest'anno (-0,4%), per poi crescere dell'1% nel 2014. E l’Italia?




Dopo tante false partenze, ora pare che la sospirata ripresa arrivi davvero. Sui mercati finanziari si respira un clima di fiducia grazie a tassi d’inflazione più bassi (1,5% nel 2013 e 1,3% nel 2014). La politica monetaria della Banca centrale europea restera' accomodante finche' necessario, secondo quanto indicato nella guidance di luglio.
La Banca d’Italia parla di ritorno a un segno positivo nella crescita del Pil per l’autunno 2013, basandosi sui dati Istat sugli ordinativi industriali, gli indicatori anticipatori più affidabili di cio' che succedera' al Pil nel semestre successivo. E l’indice relativo e' cresciuto nel maggio 2013 per il terzo mese consecutivo, con un guadagno cumulato del 5,9% rispetto al minimo di febbraio 2013 (rimane ancora 10 punti al di sotto il punto di massimo prima dell’attuale recessione). La ripresa del Pil dovrebbe arrivare circa sei mesi dopo, su per giù all’inizio d’autunno. Gli indicatori di fiducia delle famiglie e delle imprese manifatturiere mostrano segni di miglioramento delle aspettative.

Ma, quale sara' la qualita' della ripresa che ci aspetta? Dividera' le imprese italiane tra quelle che vendono all’estero e quelle che lavorano sull’interno come nel 2010. Gli ordini nazionali sono in crescita, ma risultano inferiori del 15 per cento rispetto alla meta' del 2011 e addirittura del 35 per cento rispetto ai valori pre-crisi.
Gli ordini esteri, invece, sono gia' ritornati sopra i livelli di maggio 2011. Anzi, si avviano a raggiungere il livello record pre-crisi del febbraio 2008. Le aziende italiane attive sui mercati globali stanno riorientando i loro sforzi verso i mercati che continuano a crescere: Russia, Est Europa, Medio Oriente, nord Africa e, prima di tutto, Stati Uniti. Queste aziende hanno bisogno di delocalizzare segmenti di produzione e fornitori e finiscono per creare meno occupazione in casa.
I progressi sul mercato del lavoro, derivanti dalla crescita, saranno lenti ad arrivare.

E lo Stato? dovrebbe saldare in fretta i debiti della pubblica amministrazione, ridurre le regole e il peso fiscale sul lavoro senza disperdere energie in riduzioni estemporanee di Imu e Iva. Pesano in negativo le inevitabili restrizioni fiscali in atto ma anche la mancata attuazione di liberalizzazioni per ridurre il costo del paniere della spesa dei consumatori italiani.
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43 %
offrire nuovi prodotti-servizi alla clientela attuale
71 %
ridefinire i contorni del mercato servito cosi' da proporsi a nuovi segmenti di clientela
0 %
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(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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Piercarlo Ceccarelli
Piercarlo Ceccarelli 30/09/2013 10:04:04

Tiriamo le fila della discussione...

Dopo tante false partenze, pare che la sospirata ripresa arrivi davvero. Ma l'opinione dei soci di Impronte e' che sarà modesta e con un impatto trascurabile sull'occupazione.
La lunga storia della crisi ha mostrato che dei dati non ci si può fidare. Sembrano tirati fuori dal cappello e non da indagini e statistiche. In un'Italia dove tutto sembra complottare contro la stabilità necessaria alla fiducia che serve per consumi e investimenti.
Ci sono aziende che hanno costruito saggiamente una strada per crescere e prosperare all'estero. Altre che, per vari motivi, sono rimaste legate al mercato nazionale e si trovano in maggiori difficoltà.
La maggioranza delle aziende dei soci di Impronte si sentono forti e pronte per la crescita mentre una su cinque si sente debole.
Per sfruttare meglio le opportunità' di ripresa quasi tutte ridefiniscano i contorni del mercato servito in modo da proporsi a nuovi segmenti di clientela, migliorano i prodotti attuali e allargano la gamma.
Buona settimana

Alessandro Rossi
Alessandro Rossi 26/09/2013 11:36:26

E' indubbio che la crescita internazionale stia premiando le aziende Italiane, principalmente di prodotti. E' altrettanto vero che mancando una crescita sostenibile del mercato interno vanno riequilibrati i costi (in primis il lavoro). Il calo della disoccupazione in Italia passa dalla ricerca di nuove frontiere. In Africa ci sono 54 mila Italiani, le richieste di visto per l'Angola del Portogallo (15% disoccupazione) sono 150 mila. Il passo successivo delle nostre aziende rispetto alle vendite all'estero è la crescita commerciale e produttiva, anche tramite il trasferimento di personale italiano. Un' iniziativa dello Stato di successo è il Fii (Fondo italiano d' investimento). Ha investito direttamente nel 2011 e 2012 300 mlm di euro in 29 PMI registrando un incremento del 17% di fatturato e del 19% dell' occupazione (+2.000 posti di lavoro), principalmente grazie all' export. Per creare (a parità di condizioni) 1 milione posti di lavoro servono 150 miliardi di euro (c.a. il 10% del PIL).

Andrea Ferri
Andrea Ferri 23/09/2013 19:44:39

Sempre riferito ai commenti di Carlo e alla recente conferma della leadership di Angela Merkel riporto una domanda del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann: dareste mai la carta di credito nelle mani di una persona della quale non potete controllarne le spese?

Andrea Ferri
Andrea Ferri 23/09/2013 18:45:00

Il commento di Carlo mi trova in forte accordo, e mi pare che la cosa sia condivisa dalla maggior parte della popolazione comune, quella che mese dopo mese ottimizza a colpi di lima la spesa per i consumi.
Rispetto ai segnali di ripresa osservo la triste evidenza che il nostro paese e spaccato in due. C'è un paese che ha costruito saggiamente una strada per crescere e prosperare grazie all'estero. Lo sono imprese che esportano e investono fuori dall'Italia, ma sono anche giovani talenti che migrano per cercar fortuna. E c'è un paese che per vari motivi e rimasto legato all'economia domestica, con uno Stato incapace di tagliare gli sprechi e sopratutto di creare la stabilità necessaria agli investimenti e alla fiducia.
Insomma mi sembra che nella ripresa ci sia poco Stato e molto Italiani.

Carlo Martelli
Carlo Martelli 23/09/2013 15:28:51

Ma allora la ripresa arriva veramente o no? Impronte di questa settimana esprime una valutazione chiara, e su questa prende posizione. Assistiamo però spesso, da parte di istituti ed organismi differenti, a valutazioni talora contrastanti. Il balletto delle cifre in atto sulla possibile ripresa dell’economia italiana suggerisce una considerazione più generale. L’incertezza sull’evoluzione futura dell’economia italiana dopo una lunga e pesante recessione è probabilmente ineliminabile. Ma l’alternarsi di notizie e analisi contrastanti da parte delle istituzioni preposte alla formulazione delle previsioni – specie se non adeguatamente presentate all’opinione pubblica – contribuisce a rafforzare l’opinione, purtroppo condivisa da molti (politici ed elettori), che dei dati non ci si può fidare perché tanto sono nelle mani di una casta di sacerdoti o, come usava dire l’ex ministro Tremonti, di maghi che paiono snocciolare numeri tirati fuori da un cappello e non da un computer o da indagini campionarie. Se chi produce dati calcolasse gli effetti collaterali di produrre numeri poco comprensibili e che si contraddicono in modo poco trasparente nel tempo, la qualità del dibattito pubblico ne guadagnerebbe molto.

23/09/2013 14:43:37

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