27
Set 2010
Numero N. 105
C’è reale meritocrazia nella sua azienda?
L'Italia vive in cronica asfissia di merito: l'innovazione che non viene premiata, l'università vecchia e governata da baroni, la fuga dei cervelli, le scarse opportunità di lavoro, la mediocrità dilagante. La nostra società appare diseguale e statica. Ma anche nella sua azienda la situazione è così negativa?

I vari sondaggi confermano che, per gli italiani, il valore più importante per arrivare ad una certa posizione è ancora oggi la rete di conoscenze e non il talento e l'impegno.
Ma alla mancanza di merito, in genere, va imputata la scarsa capacità di ideazione, le misere opportunità di formazione e di lavoro e, alla fine, l’infelicità stessa, visto che la strada sbarrata al merito genera povertà, incertezza sul futuro, pessimismo, bassa fecondità, poca voglia di vivere.

Nel mondo del lavoro è opinione condivisa che il merito rappresenti la molla principale per far convergere gli obiettivi personali e quelli istituzionali e per assegnare maggiori responsabilità alle persone più qualificate.
Il merito, inteso come risultato di un'alchimia riuscita fra talento e impegno - così lo definì alla fine degli anni cinquanta il sociologo inglese Michael Young -, si è affermato nelle società anglosassoni, nei paesi del Nord Europa, in Francia e in Germania.
Il talento non ha valore senza riconoscimento. Infatti, si esplica con l’esercizio e l’applicazione, altrimenti perde il suo reale valore. Il talento caratterizza ed esprime l’individuo. Ma per avere merito occorre competere nell'agone sociale, misurarsi con le sfide del proprio tempo.

Paradossalmente, però, l’eccesso di meritocrazia non è un bene. I recenti scandali e la crisi finanziaria ci hanno mostrato che troppi bonus e stock option per i profili alti delle aziende, specie le banche anglosassoni, hanno interferito sulla corretta gestione, promuovendo una logica di breve termine, solo nell’interesse di chi voleva incassare i premi. Si stanno elaborando nuove regole per normalizzare il fenomeno, ma l’esasperazione degli incentivi ha creato una casta di privilegiati che governano le aziende, specie quelle a azionariato diffuso.

In breve, ricordiamo che la tradizione italiana conserva il concetto elitario di cultura: non crede nel confronto con il grande pubblico e non spinge a usare un linguaggio comprensibile a tutti. Il sapere deve restare un privilegio.
Inoltre, la matrice socialista e cattolica, fortemente egualitaria, considera i processi di selezione come meccanismi di esclusione sociale.
Infine c’è la paura di perdere anche quel minimo di garantito che la nostra società sembra distribuire a molti se non a tutti. Basta accontentarsi e non aspirare al meglio. Una paura che ha origini complesse e antiche.

Nelle imprese, sono quotidianamente testimone del fatto che il “familismo”, inteso come concezione di vita, continua a prosperare. Rappresenta un paracadute contro la competizione interna che pochi vogliono, perché viene considerata difficile oppure utopistica e irrealizzabile.
Ritengo, invece, fondamentale promuovere il merito per qualificare le risorse umane e facilitare la convergenza d’interessi tra gli individui e l’organizzazione per cui lavorano. Qualità delle persone e convergenza sono alla base della produttività e del successo aziendale. Un merito ragionevole, però, che sappia tener conto di tutte le componenti che producono risultati positivi.

Parola chiave: general management

Azione: stipula nella tua azienda piani individuali, con obiettivi stimolanti e non troppo facili da conseguire. Correla i risultati ottenuti a premi tangibili e non. Promuovi principi di crescita basati su merito ed etica
Parola Chiave: buon management
Cosa ne pensa la community: Piace a un socio
Risultati ad oggi
Oggi, nella sua azienda, chi merita riesce sempre ad emergere?
7 %
si, senz’altro
46 %
si, quasi sempre
36 %
così,così
0 %
no
4 %
altro (specifichi nello spazio sottostante riservato al suo parere)
Quali metodi utilizza prevalentemente la sua azienda per assicurare meritocrazia?
54 %
incontri periodici individuali di guida e valutazione
18 %
incontri periodici di valutazione di gruppo
14 %
sistema di mbo
7 %
specifichi nello spazio sottostante il suo metodo
Essere valutato spesso genera nel dipendente un atteggiamento di chiusura, a volte di diffidenza. Qual è l'elemento più importante perchè si tratti, invece, di un vero e proprio confronto costruttivo?
38 %
basare l'incontro sulla lealtà e sulla trasparenza
38 %
utilizzare i dati oggettivi sulle prestazioni del dipendente
12 %
illustrare i programmi di sviluppo dell'azienda
0 %
puntare sulla familiarità che un rapporto personale ha costruito nel tempo
12 %
parlare più di ciò che ci si aspetta da lui/lei, piuttosto che del passato
0 %
mettere in campo il pacchetto di incentivi
0 %
altro (specifichi nello spazio sottostante riservato al suo parere)
I bonus dei profili alti delle aziende sono spesso di entità così significative da sembrare eccessivi. Lei ritiene che sia indispensabile lasciare libero questo “mercato”?
15 %
si, è indispensabile per competere per le risorse migliori
15 %
si, perché i bonus servono per correlare il costo complessivo alla produttività
23 %
ci vorrebbe una regolamentazione più stringente
42 %
il pacchetto bonus dovrebbe avere un tetto
0 %
altro (specifichi nello spazio sottostante riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

Per partecipare al sondaggio è necessario aver effettuato il login.

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13/06/2012 15:51:27

Nella mia azienda c'è poca meritocrazia e molto nepotismo. Non necessariamente familiare ma sempre nepotismo. I meccanismi di incentivo servono per dare i bonus ma non incidono, poi, sulla carriera. Uno può fare carriera anche senza mai aver avuto un bonus (cioè realizzato buoni risultati). Quindi l'equazione misurazione delle prestazioni = meritocrazia non vale. Ci può essere la prima cosa ma mancare la seconda.
T. Scognamiglio 9/28/2010 10:5

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13/06/2012 15:51:26

Quindi c'è un importante gap di meritocrazia anche nelle aziende. Oggi mercoledì il "si, senz'altro" è ancora solo al 6!. Quindi il post di Duilio V. è particolarmente attuale: quanta energia e intelligenza l'azienda "perde" per non saper motivare a dovere il personale?
Qualche nuova proposta? Non è facile ma se è vero che la motivazione più efficace viene dall'interno, allora si dovrebbero capire meglio gli interessi delle persone e creare un ponte concreto con l'attività lavorativa: la missione aziendale può aiutare ma il grosso dovrebbe essere a livello del ruolo, responsabilità, attività proposta al singolo dipendente.
Mi spiego meglio: invece di mettere a disposizione una posizione in azienda e chiedere chi è interessato a ricoprirla, ci dovrebbe essere maggior attenzione nel proporre alle persone di occupare una posizione nella quale si faccia veramente leva sulle loro punti di forza. Mi pare che l'impegno comcreto a far leva sui punti di forza dei singoli possa fare un vero salto di qualità al tema della motivazione e della meritocrazia.
Nic Benvenuto 9/29/2010 11:15

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13/06/2012 15:51:26

Apprezzo la considerazione che ha fatto: il talento non ha valore senza riconoscimento e caratterizza ed esprime l’individuo. Ma occorre competere nell'"agone sociale", misurarsi con le sfide del proprio tempo.
Aggiungo: non solo per primeggiare ma per progredire incorporando anche il merito degli altri. Insieme si crea più valore!
Mario C. 9/28/2010 16:51

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13/06/2012 15:51:26

Quando penso alla quantità di energia e intelligenza che l'azienda "perde" per non saper motivare a dovere il personale, mi rendo conto che questo tema ha fatto progressi dall'avvento dell'industrializzazione ma è ancora lungi dall'essere risolto con successo. La meritocrazia è un aspetto, importante, di questo tema. Ma ricordiamoci che le persone, quando hanno un perchè, sono capaci di imprese eccezionali. Il problema è che questo perchè deve venire dall'interno e non può essere dato dall'esterno!
Allora, come fare progressi in termini di motivazione e merito? Mi piacerebbe leggere nuove proposte. Grazie
Duilio V. 9/28/2010 13:48