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Giu 2009
Numero N. 50
Dal credit crunch alla competenza.
Stupisce che le banche siano ancora legate ai metodi di valutazione di ieri, chiamando i detective, per assegnare linee di credito alle aziende – non solo PMI - mentre il dibattito in corso pone in evidenza l’esigenza di entrare nel merito delle potenzialità delle aziende secondo criteri economico-industriali.

Corrado Passera, già prima del manifestarsi della crisi finanziaria, dichiarava che il futuro delle banche sarebbe stato legato alla loro capacità di distinguere le aziende tra “brocchi” e “levrieri”. Poche settimane fa, Alessandro Profumo ha ribadito, sulle colonne de Il Sole24ore, la centralità del ruolo del Risk Manager nelle scelte di portafoglio per le banche, che devono capire le opportunità e i rischi nascosti nelle pieghe del business. Mario Draghi, nell’indicare la via per vincere la crisi di fiducia tra il sistema finanziario e quello produttivo, ha dettato linee guida chiare e precise per gli istituti di credito al fine di impiegare meglio il loro capitale: puntare su aziende con solido posizionamento competitivo, innovative, che investono per migliorare la produttività. In altre parole Bankitalia sollecita le banche ad allargare l’orizzonte dei loro osservatori, prevalentemente economico-finanziari, e cominciare ad entrare nel merito del business dei loro clienti.

Agli inizi degli anni ’90 il legislatore tributario italiano aveva già introdotto il principio del business purpose, per verificare la congruità delle dichiarazioni dei contribuenti. Gli studi di settore sono stati il frutto dell’introduzione nel nostro ordinamento di quel principio. Con essi, per la prima volta nella storia, il legislatore entrava nel merito degli affari delle imprese, non utilizzando più rigidi criteri analitico-contabili formali ma modelli di valutazione della congruità basati su elementi caratteristici del business: tipo di impresa, località, numero di dipendenti, livello di automazione, ecc.

In Italia, purtroppo, recenti notizie segnalano che centinaia di investigatori vengono impegnati dalle banche nelle richieste di fido che superano i 50.000 euro. E’ legittimo pensare che i costi di tali operazioni vengano annegati nei costi operativi degli istituti di credito e sostenuti dai clienti attraverso le commissioni bancarie e gli spread sui tassi di interesse.

Invece, le nostre banche dovrebbero capire il linguaggio di tutte le aziende, a prescindere dalla taglia, comprenderne i business e adottare strategie di relazione basate sulla competenza e trasparenza. E’, infatti, auspicabile che il ricorso al detective, per conoscere la consistenza patrimoniale del prestatore di garanzie, venga presto sostituito dall’esperto di management ed economia aziendale per conoscere meglio le potenzialità dei business delle aziende clienti.
Applicazione in azienda: sii sempre trasparente nel rapporto con le banche e pretendi interlocutori preparati, in grado di entrare nel merito del tuo piano industriale.
Parola Chiave: buon management
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