30
Gen 2012
Numero N. 163
Davos, pessimismo e non solo

A Davos, visioni di breve e medio termine collidono. S’interpretano i vizi, si confermano i sacrifici ma si aprono anche nuove prospettive.

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A Davos, visioni di breve e medio termine collidono. S’interpretano i vizi, si confermano i sacrifici ma si aprono anche nuove prospettive.

Ieri si è concluso a Davos il World Economic Forum iniziato il 25 gennaio scorso. Una partecipazione ancora più numerosa delle edizioni precedenti. Il tema “La grande trasformazione: immaginare nuovi modelli”.
Nella innevata stazione invernale svizzera abbiamo visto molte iniziative, comprese le attiviste ucraine del movimento “Femen” in topless protestare “poveri, a causa vostra!”.
Si è discusso del quarto anno di crisi economica, confermando la causa nella mancanza di regolamentazione del sistema finanziario, in particolare perché ha impedito di prezzare correttamente il rischio e l’eccesso di leva finanziaria. Il prezzo dei prodotti finanziari avrebbe dovuto rappresentare meglio l’eccezionale contenuto di azzardo!
Colpisce che l’anno scorso ci fosse più incertezza rispetto alla grande crisi e, mentre ora c’è accordo su cosa fare, l’incertezza resta sul come farlo. Sono in ballo il consenso sociale e politico, le alleanze necessarie e il livello di solidarietà tra regioni oltre alla stabilità dei governi.

Mentre la soluzione al problema dei debiti sovrani non si trova, nelle salette riservate ai piani alti si è cercato di definire la nuova governance europea, senza la quale gli Usa non autorizzeranno nuovi fondi al Fmi.
L’Europa è unita – salvo Olanda e Finlandia – nel criticare la politica tedesca dell’austerità. Merkel ribadisce che la Germania “ha già dato”, vuole commissionare Atene e parla, a sorpresa, di posti di lavoro e crescita sostenibile.
Più in generale, non si vede lanciare la crociata per il rilancio economico del continente. Anzi, le istituzioni finanziare in Europa diventano sempre più nazionali e comprano solo bond del proprio Paese con i fondi offerti dalla Bce, segmentando sempre più il mercato dell’euro, rendendo così plausibile uno scenario di rottura a tre-quattro anni. Questo perché l’euro è moneta senza prestatore di ultima istanza, priva di chi tradizionalmente scoraggia gli attacchi speculativi, cioè le banche centrali disposte a concedere credito quando nessun altro lo fa. Ad aggravare la situazione, i Paesi del mediterraneo che hanno debiti talmente impegnativi da dover impiegare, per un tempo indefinito, circa il 5% del proprio Pil per poterli rifinanziare.
Intanto l’agenda europea per uscire dalla crisi prende faticosamente forma:
- ristrutturazione del debito greco, con i privati;
- nuovo fiscal compact che impone il pareggio di bilancio, ratificato nella Costituzione dei Paesi membri;
- varo di adeguato firewall, cioè l’insieme dei fondi salva-stati;
- approvazione delle riforme strutturali per recuperare la competitività perduta.
Secondo l’Fmi nel 2012 l’Europa ritorna in recessione e la richiesta di protezionismo da parte degli operatori crescerà a meno che essa non sappia agire come un unico Paese integrato, capace di utilizzare tempestivamente la leva fiscale per sostenere le aziende e la domanda interna a sostegno l’occupazione. A Davos, però, sono pochi a scommettere su questo scenario in tempi stretti.

Non credo che a breve termine l’Europa riesca a offrire una soluzione concreta alla crisi incalzante - dobbiamo prepararci a tempi duri - mentre a medio termine il vincolo alla sobrietà di bilancio, imposto dal fiscal compact, potrebbe creare una discontinuità monetaria globale e offrire all’Europa la moneta più virtuosa, in grado di superare le altre antagoniste. Con tutti i benefici che ne deriverebbero.

Parola chiave: scenario

Azione: mantieni la massima flessibilità della tua azienda almeno per i prossimi tre mesi. Le prospettive si dovrebbero chiarire.

Parola Chiave: scenari
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Risultati ad oggi
I Paesi dell’area euro non si accordano per autorizzare la banca centrale come prestatore di ultima istanza. Lei ritiene che l’euro possa comunque salvarsi?
53 %
18 %
no
26 %
non so
0 %
altro
0 %
Altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
Il cosiddetto fiscal compact viene visto come la soluzione. Esso pone il rigore di bilancio e il suo pareggio nelle Costituzioni nazionali dell’area euro. E’ d’accordo?
12 %
Si, in mancanza di prestatore di ultima istanza è la soluzione per scoraggiare la speculazione contro l’euro
41 %
Si, è un passo necessario per procedere verso una maggiore integrazione politica europea
18 %
Si, l’euro sorretto da un simile accordo dei Paesi membri può diventare una super-moneta, più affidabile delle altre
9 %
No, non credo che sarà sufficiente a salvare l’euro
15 %
No, forse salverà l’euro ma deprimerà l’economia
3 %
Non so
0 %
Altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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13/06/2012 15:52:27

Condivido il pericolo che serpeggia dovuto al fatto che le istituzioni finanziare in Europa diventano sempre più nazionali e comprano solo bond del proprio Paese, segmentando sempre più il mercato dell’euro. In questo modo rendono plausibile uno scenario di rottura a tre-quattro anni.
L'altro aspetto interessante è quanto dice rispetto all’euro sorretto da un forte accordo dei Paesi membri che può diventare una super-moneta, più affidabile delle altre monete utilizzate negli scambi internazionali. Ancora una volta da una difficoltà può nascere un'opportunità?
Vittorio Rizzo 1/31/2012 14:43