2
Feb 2009
Numero N. 30
De Benedetti e la continuità.
Risponda e segua i risultati e i commenti su www.clubimpronte.it.

Carlo De Benedetti, imprenditore e top manager, da molti anni ai vertici del panorama italiano, ha annunciato "Ho 75 anni, nella vita bisogna constatare che esiste l'anagrafe". Lascia ogni carica amministrativa senza abbandonare, però, il ruolo politico che gli deriva dalla proprietà del gruppo editoriale Espresso.
Una carriera segnata da tappe importanti. Nel 1975 la cessione dell'azienda paterna alla Fiat, della quale fu per tre mesi amministratore delegato, ricavando le risorse che gli consentirono la successiva azione imprenditoriale. Il rilancio della Olivetti nella telefonia mobile con Omnitel. Il mancato acquisto della Sme e della Mondadori. La fallita scalata alla belga Sgb che gli consigliò maggiore prudenza. La creazione della Cofide, holding al vertice del gruppo. La Cir, vera holding industriale che controlla, tra l'altro, l'Espresso e la Sogefi. Numerose società non quotate tra le quali Sorgenia e Hss.
Una vocazione più finanziaria che industriale, a detta di molti. Una forte personalità che lo ho fatto diventare una figura di riferimento dell'imprenditoria, un influenzatore della politica; repubblicano estimatore di Bruno Visentini, ha lanciato Veltroni e Rutelli alla leadership del Pd. Ma tra Carlo e il figlio Rodolfo non risulta ci sia un perfetto allineamento di vedute e la continuità aziendale deve essere ancora dimostrata.
Questo avvenimento offre l'occasione di riflettere su come affrontare oggi le responsabilità imprenditoriali e, in particolare, la successione. Il tasso di successo di un nuovo capo azienda è spesso basso, con ripensamenti e divorzi per risultati inferiori alle aspettative. Maggiori difficoltà si registrano nelle aziende familiari - non solo italiane, ma anche europee, americane e giapponesi – dove l’insuccesso è più acuto soprattutto, ma non esclusivamente, nel caso di un manager esterno.
In tutto il mondo si assiste ad un ritorno alle radici, con i familiari al timone delle aziende; forse perché i manager di professione sono più orientati ai risultati a breve e le aziende, anche grandi, con una famiglia come azionista di riferimento, volgono lo sguardo al lungo termine per superare la crisi.

Analizziamone alcuni aspetti con il questionario che segue. Buon lavoro e segua i risultati su www.clubimpronte.it


Parola chiave: corporate governance

Azione: la successione al vertice dell’azienda è un tema di grande importanza e criticità. Assicurati che nella tua azienda sia affrontato seriamente e che esista un esplicito piano da seguire.
.
Parola Chiave: governance
Cosa ne pensa la community: Piace a un socio
Risultati ad oggi
Per prendere buone decisioni, è migliore l'esperienza degli anziani, coloro che hanno vissuto in prima persona più cicli economici e hanno gestito le proprie imprese attraverso più crisi, oppure l'energia dei giovani, il cui ottimismo, impegno e contatto diretto con la società più attiva e più moderna rappresentano le basi per assumere decisioni proiettate nel domani?
38 %
meglio le decisioni degli anziani.
17 %
meglio le decisioni dei giovani.
41 %
altro.
E’ meglio che chi è al vertice si assuma la responsabilità di assicurare la continuità dell'impresa e, quindi, si faccia carico di lasciare solo quando ha predisposto la sua successione, con alte probabilità di successo, oppure è meglio passare il testimone agli azionisti e lasciare loro l'onere di selezionare il nuovo vertice in grado di guidare l'azienda?
79 %
lasciare solo quando la successione è assicurata.
17 %
lasciare passando il testimone agli azionisti.
3 %
altro.
Per concludere, c'è da chiedersi se l'attuale progressivo allungamento dell'età media di vita coincida anche con una maggiore lucidità negli anni senili, ricordandoci che la direzione d'impresa non è un lavoro logorante in senso fisico. Qual è l'età nella quale un capo azienda dovrebbe lasciare al giorno d’oggi?
4 %
55-60 anni.
21 %
60-65 anni.
29 %
65-70 anni.
14 %
70-75 anni.
4 %
75-80 anni.
29 %
finché è lucido deve rimanere coinvolto.
0 %
altro.
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

Per partecipare al sondaggio è necessario aver effettuato il login.

Immagine
13/06/2012 15:51:23

Gli azionisti, specie se operativi in azienda, hanno spesso la tentazione "puntare" su un esterno per fare il rilancio dell'azienda: non giudicano nessuno degli interni all'altezza del compito. Questo si trasforma di frequente in un insuccesso perchè l'esterno che arriva o non è in grado di fare il rilancio o ha problemi di "chimica" con gli altri membri del vertice. Così gli anni passano e il rilancio non avviene mai. La soluzione? Investire sulla squadra di manager "interni", svilupparne la professionalità e chiedere loro di cooptare dall'esterno nuove risorse umane cui dare il tempo di integrarsi con il resto dell'azienda. Il vantaggio? L'azienda marcia subito, il potenziamento della squadra di vertice è indolore e, tra più persone portate all'interno, si spera che uno possa prendere poi le redini in mano.
02/3/2009 9:24

Immagine
13/06/2012 15:51:23

Assisto spesso alla ricerca di soluzioni vincenti tramite la ricerca di persone vincenti. E questo perche ragionare in modo lineare (un problema-una soluzione-una persona)e' semplice e convincente.In realta' I problemi richiedono soluzioni complesse e questo implica ragionare in termini di sistema(interazione tra piu'persone per raggiungere la sincronia d'azione e di pensiero).Quanto tempo dedicate nella vostra azienda per ricercare persone nuove? E quanto per allineare quelle che avete? Con che risultati?
02/2/2009 19:32

Immagine
13/06/2012 15:51:23

Non esiste la ricetta della continuita'. Non e' neppure scontato che la continuita' sia una ricetta vincente per l'impresa. Per quale ragione molte aziende sarebbero invece alla ricerca di discontinuita'? Cosi come non esiste un criterio anagrafico e/o di salute psicofisica per stabilire la durata della carriere del vertice.
Ill vertice deve uscire di scena quando non sa riconoscere I'll bisogno di discontinuita'.
02/2/2009 19:9

Immagine
13/06/2012 15:51:23

Riguardo alla prima domanda credo che la soluzione ideale sia di far prendere le decisioni da comitati direttivi composti sia da giovani talentuosi (min. 35-40 anni) sia da uomini di esperienza maturata sul campo e consolidata nel tempo.
02/2/2009 16:14

Immagine
13/06/2012 15:51:23

L'esperienza degli anziani sicuramente insegna ma non è l'unica variante da prendere in considerazione.
02/2/2009 16:10

Immagine
13/06/2012 15:51:23

La responsabilità di assicurare una continuità credibile e solida fa parte della responsabilità del capo azienda nel mentre è ancora in attività. Infatti la sua radicata conoscenza della situazione, sia del contesto sia dell'azienda, lo mette nella migliore condizione per scegliere il sostituto. Il quale è meglio provenga dall'azienda stessa, manager di professione o membro della famiglia, piuttosto che dall'esterno. I caso d'insuccesso si moltiplicano in modo vertiginoso nel caso il nuovo capo venga da fuori azienda.
02/2/2009 15:1

Immagine
13/06/2012 15:51:23

.

Immagine
13/06/2012 15:51:22

Meglio le decisioni dei giovani o degli anziani? Domanda un po' rude... Tendenzialmente largo ai giovani, ma se sono in grado di prendere le decisioni giuste. Diciamo dei giovani maturi...
2/6/2009 17:21