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Apr 2011
Numero N. 130
Geronzi lascia, l’economia festeggia
A meno di un anno dal suo arrivo, Cesare Geronzi si dimette e la borsa cresce del 3%. C’è chi lamenta la sconfitta del capitalismo di relazione che da decenni permea e sostiene una porzione dell’imprenditoria italiana; c’è invece chi la auspica. Io mi schiero con i secondi, pur riconoscendo che ha avuto un ruolo negli anni eroici del dopoguerra per sviluppare imprenditori e aziende in un paese debole.

Generali è il secondo operatore assicurativo in Europa e l’impresa finanziaria italiana più internazionale, insieme a Unicredit.
Alcune criticità oggettive caratterizzano l’azienda. Generali ha nel tempo registrato prestazioni inferiori a quelle dei diretti concorrenti, quindi sfigura nel confronto. Infatti capitalizza 25 mld di euro mentre Axa 36 e Allianz 46. Inoltre, ci sono critiche alla strategia di crescita per acquisizioni (Axa, Allianz, Generali, Zurich hanno dato ai loro soci rendimenti bassi, tra il 2,6 e il 5,2% l’anno) con paladini a favore della crescita organica (chi ha seguito questa via, da Prudential ad Ace, ha dato rendimenti annui tra il 9,6 e il 13,2%).
Il presidente non ha deleghe se non “la gestione delle funzioni concernenti le relazioni esterne, la comunicazione di gruppo, i rapporti istituzionali, coordinandosi con gli amministratori delegati ai quali è attribuita la responsabilità della comunicazione per gli aspetti operativi delle aree di rispettiva competenza”. Ora presidente è Gabriele Galateri e lo vedremo presto all’opera.

La ragione dello scontro è da cercare nei comportamenti. Geronzi ha interpretato il suo mandato con lo stile di sempre, basato sulle relazioni, ancor più da quando non ha accesso diretto alle operazioni finanziarie. Parla in libertà con i media creando imbarazzo all’azienda e ai membri del consiglio, scalzati nel loro ruolo. Negli ultimi tre mesi suscita reazioni anche forti da parte di azionisti, specie stranieri, che criticano la sua intromissione nelle strategie della compagnia. Ci sono state dimissioni e prese di distanza. Insomma, Geronzi non si adatta alla cultura mitteleuropea dell’azienda basata sul riserbo e sul basso profilo.
I consiglieri indipendenti, eletti dagli azionisti di minoranza, ne chiedono le dimissioni e Mediobanca, primo azionista con il 13,46%, decide di associarsi.

Al di là della cronaca e della tela politica, interessata alla rete di alleanze per il presidio dei crocevia del potere economico-finanziario, mi interessa stigmatizzare che questo evento rappresenta – spero che rappresenti – un passo ulteriore verso un sistema capitalistico più moderno, meno opaco, con più capitale di rischio e meno patti parasociali. L’economia poggia su un saldo fondamento, il mercato, capace di produrre le soluzioni per funzionare meglio, cioè le regole che dovrebbero agire senza turbative. Sappiamo che la contendibilità delle imprese, cioè che possano subentrare nuovi azionisti, ne è uno dei principali e contribuisce positivamente al benessere generale in molti modi. Tra l’altro, non consente la sopravvivenza di produttori inefficienti.
Sono convinto che Generali abbia bisogno di sterzare la propria strategia per conseguire prestazioni più attraenti.

Parola chiave: governance

Azione: nella guida della tua azienda, non mettere al centro le relazioni ma la strategia ed i fondamentali del business
Parola Chiave: governance
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Risultati ad oggi
Come imprenditore e top manager, al di là dell’andamento di breve termine della borsa, ritiene che gli eventi di Generali siano preludio di una nuova stagione di creazione di valore per gli azionisti?
40 %
si
36 %
no
16 %
le prestazioni della compagnia rimarranno stazionarie
8 %
non so
0 %
altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
La presa di posizione di Vincent Bolloré, consigliere di Generali, - che ha minacciato una mozione di sfiducia verso il management e il voto contrario al bilancio 2010, poi trasformato in un’astensione – lascia dubbi sulla qualità del vertice aziendale e sulla correttezza del bilancio?
4 %
si
44 %
qualche dubbio
32 %
no
16 %
no, perché lui ha interesse a promuovere una cordata francese
4 %
non so
0 %
altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
Ritiene che il capitalismo relazionale, di cui Mediobanca ha per anni rappresentato l’emblema, sia ancora necessario a imprenditori e aziende italiane, tuttora deboli rispetto agli omologhi dei grandi paesi europei?
24 %
si
36 %
sono in dubbio
40 %
no
0 %
non so
0 %
altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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20/07/2012 06:14:39

Le prestazioni di Generali sono e rimarranno insoddisfacenti finchè non ci sarà una strategia industriale al livello della secondo compagnia d'assicurazione d'Europa in luogo del piccolo cabotaggio che amministratori e azionisti attuali continuano a proporre.
<i>Gianantonio 4/14/2011 23:11</i>

I patti di sindacato sono deleteri! Servono a rafforzare il controllo a scapito dello sviluppo. Le aziende devono essere contendibili per espellere quelle inefficienti, come dice lei nella sua bella nota di Impronte di questa settimana. Aggiungo che i presidenti devono essere rappresentanti di tutti gli azionisti e non solo di alcuni: valeva per Geronzi ma vale anche per Galateri.
<i>Paolo Liguoro 4/12/2011 14:53</i>

Anche nelle Generali (e non solo nelle aziende familiari) si è privilegiato il controllo, da parte di una cordata di azionsiti legati in patto con Mediobanca, invece della crescita e delle buone prestazioni per tutti gli azionisti. Solo superando l'ossessione del controllo si ottiene lo sviluppo!
<i>Filippo Z. 4/12/2011 14:49</i>

La governance di una società con un azionariato così distributito non è facile da realizzare, specie se ci sono interessi particolari che filtrano il sistema e assumono potere. Ci vuole una revisione completa delle nomine, dei diritti di voto e delle deleghe!
<i>O. Bertelli 4/12/2011 12:35</i>

La storia di questi mesi di Generali non è bella. Poteri contrapposti e ragnatele d'interessi sono potuti emergere perchè la governance aziendale è debole. Essa dovrebbe tenere queste cordate "fuori" dall'azienda... ma non ci riesce. Servirebbe membri indipendenti professionisti in grado di capire e difendere gli interessi dell'azienda e non quelli particolari!
<i>Carletto Turati 4/12/2011 9:58</i>