17
Nov 2009
Numero N. 67
I pilastri dell’azienda, all’ombra di Drucker
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Giovedì scorso, 19 novembre, è stato il giorno del centesimo anniversario della nascita di Peter Drucker. Esperto di economia aziendale e management, è la persona che ha maggiormente influenzato il pensiero e l’azione di imprenditori e manager contemporanei. Ha contribuito a formare la mia visione dell’impresa e del suo funzionamento. Quali sono i fondamentali dell’azienda che ho appreso e condiviso?

Il nome di Drucker risveglia sempre l’attenzione di molti operatori economici: il suo interesse abbraccia molti aspetti della vita aziendale, le sue elaborazioni impressionano per la nettezza di giudizio e la longevità delle conclusioni. Nasce e studia a Vienna, lavora prima in Germania poi in Inghilterra e, dopo sposato, si trasferisce negli Stati Uniti dove diviene consulente di direzione e professore universitario. Da giovane subisce l’influenza del pensiero di Joseph Schumpeter, amico dei genitori, che lo porta a riflettere sull’importanza dell’innovazione e dell’imprenditorialità, e di John Maynard Keynes “interessato al comportamento delle merci mentre io ero interessato al comportamento delle persone”. Attivo e professionalmente impegnato fino a 92 anni, ha lasciato moltissimi scritti ed ha avuto innumerevoli riconoscimenti in vita. E’ mancato 4 anni dopo, nel 2005.

Le sue intuizioni sono proverbiali: dal prezzo che la società avrebbe pagato per gli eccessi nell’assunzione di rischio e nell’adozione della logica di breve termine, allo sfacelo dell’industria automobilistica americana se non si fosse rigenerata, dalla sfida proveniente dai paesi in via di sviluppo, al valore di uno scopo chiaro e significativo come guida migliore per le aziende, anche in acque turbolente.

Le mie idee in materia di economia e management poggiano molto sul lavoro di Drucker e le mie rielaborazioni costituiscono i pilastri della concezione di azienda che m’ispirano. Quasi il “manifesto” della mia società professionale.

Desidero proporle a voi imprenditori e top manager di Impronte per darvi ulteriori strumenti di lavoro su cui riflettere. Cosa ne pensate?

Parola chiave: general management

Azione: individua il punto che ti promette il maggior ritorno e sviluppalo operativamente
Parola Chiave: buon management
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1. Il capitalismo ritiene che la società libera e uguale risulti dal profitto riconosciuto come supremo regolatore del comportamento sociale. Il capitalismo è il modello sociale nel quale l’egoismo individuale produce il benessere collettivo. La sfida per per l’azienda è di realizzare il proprio fine convogliandovi l’egoismo dei singoli collaboratori.
34 %
Sono sostanzialmente d’accordo
61 %
Ho una concezione diversa
5 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
2. Lo scopo principale di ogni azienda è di “creare clienti”. Attraverso le varie richieste dei clienti quando ne acquistano i prodotti o servizi si definisce l’azienda. Occorre esplorare in continuazione come eliminare la distanza tra l’azienda e i clienti. I dipendenti che interfacciano direttamente i clienti dovrebbero stare in cima alla piramide organizzativa e i dirigenti migliori dovrebbero sostenerli in modo da permettere loro di rispettare gli impegni assunti con i clienti. Questa è la via maestra per costruire il posizionamento strategico. Il profitto non è lo scopo principale ma la condizione necessaria perché l’azienda continui a esistere.
83 %
Sono sostanzialmente d’accordo
12 %
Ho una concezione diversa
2 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
3. Il focus sulla generazione di profitti non è condizione sufficiente ad assicurare la sopravvivenza dell’azienda nel tempo. La teoria del valore per l’azionista ha migliorato la comprensione di come aumentare la produttività dei fattori ma, quando è male intesa, fa trascurare lo scopo principale dell’azienda.
93 %
Sono sostanzialmente d’accordo
5 %
Ho una concezione diversa
2 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
4. L’azienda è un’entità distinta e autonoma rispetto a tutti i suoi portatori d’interesse. Gli amministratori devono perseguire l’oggetto sociale e gestire nell’interesse esclusivo dell’azienda stessa e di nessun altro, neppure degli azionisti. Quando deviano da questo mandato, disattendono il loro dovere.
61 %
Sono sostanzialmente d’accordo
32 %
Ho una concezione diversa
5 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
5. L’essenza di un’azienda è fare la differenza, essere veramente utile e creare qualcosa che serve davvero al mondo. Un forte senso dello scopo è centrale in tutte le organizzazioni, anche perché i dipendenti sono molto più motivati da un obiettivo superiore che dal solo denaro. Le aziende non devono solo competere sul mercato ma hanno necessità di provare la loro legittimazione sociale, in armonia con quanto espresso nel primo punto.
90 %
Sono sostanzialmente d’accordo
10 %
Ho una concezione diversa
0 %
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6. Le grandi aziende sono tra le più utili invenzioni del genere umano. Si deve, però, evitare che i loro amministratori diventino una nuova aristocrazia privilegiata, specie quando manca un forte azionista di riferimento. I vertici hanno la naturale tendenza umana ad aggrapparsi ai successi di ieri piuttosto che rendersi conto di quando non sono più utili. E’ necessario pianificare l’abbandono.
90 %
Sono sostanzialmente d’accordo
10 %
Ho una concezione diversa
0 %
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7. Un’azienda entra in crisi quando i presupporti su cui l’organizzazione è stata costruita e gestita non corrispondono più alla realtà. Pensiero e azione devono integrarsi. L’azione senza pensiero è la causa di ogni fallimento.
100 %
Sono sostanzialmente d’accordo
0 %
Ho una concezione diversa
0 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
8. I lavoratori sono la risorsa più importante. I lavoratori della conoscenza sono l’ingrediente essenziale della società moderna. Compito dei vertici aziendali è preparare i lavoratori e convogliare il loro impegno verso lo scopo principale dell’azienda. Non ho ancora visto pienamente realizzato questo modello ma sono convinto che emergerà e sarà vincente.
85 %
Sono sostanzialmente d’accordo
12 %
Ho una concezione diversa
0 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
9. L’organizzazione migliore è quella semplice e decentrata: non lasciar proliferare i prodotti, le funzioni, l’organico e non espandere in settori economici che si dovrebbero evitare. Tutti i processi aziendali devono essere eseguiti nel modo corretto.
90 %
Sono sostanzialmente d’accordo
7 %
Ho una concezione diversa
2 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
10. La gestione comporta il bilanciamento di varie necessità e obiettivi parziali, piuttosto che essere subordinata ad un singolo valore. Scomporre il valore principale e adottare la gestione per obiettivi è la soluzione operativa.
95 %
Sono sostanzialmente d’accordo
5 %
Ho una concezione diversa
0 %
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11. La responsabilità del consulente di direzione è di non considerarsi un tecnico ma di operare come diagnostico, terapeuta e studioso. Deve capire l’unicità di competenze, cultura e storia dell’organizzazione di cui si sta occupando. Deve far leva sulle forze aziendali, compresi gli aspetti della cultura. Infatti si possono eliminare le cattive abitudini ma non trasformare velocemente una cultura radicata.
90 %
Sono sostanzialmente d’accordo
3 %
Ho una concezione diversa
3 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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13/06/2012 15:51:46

risposta 11: il consulente di direzione deve agire anche come formatore, apportando all'azienda competenze specifiche
11/24/2009 9:19

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13/06/2012 15:51:46

L'azienda non e' un elemento autonomo sradicato dall' ambiente ,e la sua componente non industriale e' la sinergia di capitali,forze e risorse .Nell'ottica della sopravvivenza darwinistica l'adattamento e' la definiziopne stessa al contrario dell'assolutismo univoco.E se l'adattamewnto all'evoluzione avviene con " armonia" l'azienda si ritrova punto di riferimento automatico ed indiscussoe l'egoismo con " armonia " diventa stimolo virtuoso..
11/23/2009 18:14

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13/06/2012 15:51:46

Il punto relativo ai lavoratori è particolarmente stimolante. La sfida è di replicare la situazione generale del capitalismo nel caso particolare dell'azienda, come una delle sue istituzioni principali. La situazione generale suggerisce che il benessere della collettività deriva dall'egoismo dei singoli. La situazione particolare vuole realizzare lo stesso meccanismo affinche l'egoismo dei dipendenti (cioè la loro libertà di realizzare sè stessi) produca il benessere dell'organizzazione cui partecipano. Va notato che questo percorso è opposto (bottom-up)a quello predicato dalla leadership (top-down) ma la sua piena attuazione postula l'adesione completa alla missione aziendale espressa nell'oggetto sociale: quindi leadership della missione non dei vertici aziendali.
11/23/2009 15:35

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13/06/2012 15:51:45

Relativamente alla prima domanda, la mia concezione è in favore di un compromesso tra economia di mercato e responsabilità sociale
Nello Uccelletti 12/3/2009 13:23

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13/06/2012 15:51:45

Compito degli amministratori è di mediare le esigenze richieste dal raggiungimento dello scopo sociale con gli obbiettivi che si presume vogliano raggiungere chi investe nel capitale dell'azienda medesima.
G. Marini 11/26/2009 15:45

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13/06/2012 15:51:45

Sul punto 2, abbastanza contrastato: lo scopo principale di ogni azienda è di “creare clienti”. L'osservazione più comune è che l'azienda serve o conquista i clienti. Non è corretto, perchè così si perde l'effetto dell'innovazione. L'azienda partecipa al progresso sociale attraverso l'innovazione e la produttività, che è anch'essa una modalità d'innovazione. Soddisfare nuovi bisogni/desideri, non indirizzati in precedenza o indirizzati con modalità diverse, implica la comunicazione con il mercato e la creazione di nuovi clienti in grado di apprezzare il contenuto d'innovazione (nuove funzioni o le stesse funzioni a prezzi e condizioni diverse). Questa è una strada che comporta di creare nuovi clienti in grado di apprezzare e riconoscere un prezzo al contenuto d'innovazione. Se si perdesse questa prospettiva, l'azienda opererebbe ancora nelle commodity: dato un bisogno, le aziende competono per soddisfarlo al prezzo più basso. Visione ampiamente superata dalla realtà moderna.
11/25/2009 15:12

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13/06/2012 15:51:45

A proposito del punto 1 che è il più controverso. Le ricorrenti crisi finanziarie ci ricordano che viviamo in una società imperfetta e ci fanno dubitare dei valori nei quali crediamo. Il capitalismo sa coniugare gli obiettivi individuali e quelli sociali, come ci dice Peter Drucker: “Il capitalismo, come ordine sociale e come credo, è l’espressione della fiducia nel progresso economico, capace di guidare verso la libertà e l’eguaglianza degli individui e della società. Il capitalismo ritiene che la società libera e uguale risulti dal profitto riconosciuto come supremo regolatore del comportamento sociale. Il capitalismo non ha ovviamente inventato il profitto come movente che è sempre stato, e sempre sarà, alla base delle scelte dell’individuo, a prescindere dall’ordine sociale nel quale si vive. Ma il capitalismo è il primo e unico credo sociale che ha considerato il movente del profitto in chiave positiva, come il mezzo attraverso il quale si realizzerà automaticamente la società ideale, libera e uguale. Tutti i credo precedenti hanno guardato la motivazione del profitto come socialmente distruttiva o almeno neutrale. Il capitalismo deve, quindi, lasciare indipendenza e autonomia alla sfera economica. Ciò significa che le attività economiche non devono essere soggette a considerazioni non economiche ma stanno a un livello superiore. Tutte le energie sociali si devono concentrare nella promozione dei fini economici perché il progresso economico porta con sé la promessa sociale. Questo è il capitalismo: senza questo fine sociale non ha né senso né giustificazione”.
Le crisi finanziarie, come l’attuale, mettono in evidenza che il capitalismo nel quale operiamo non lavora bene, ma nessun altro ordine sociale ha dimostrato di lavorare meglio. Basta guardare a Est!
11/25/2009 15:2

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13/06/2012 15:51:45

Credo che scopo principale dell'azienda sia creare Valore. Se riesce, allora trovera' anche i clienti e li manterra'. Se invece insegue la ricerca dei clienti, corre il rischio di perdere la ragione d'essere nel lungo periodo.
11/24/2009 10:22