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Ott 2009
Numero N. 63
Il dollaro è a 1,5. Rafforza la tua azienda!
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Il dollaro è tornato a bucare il tetto di 1,5 sull’euro. Cosa significa per le imprese europee e italiane il rafforzamento dell’euro sul dollaro? Quali sono le implicazioni di un euro forte? Il livello di globalizzazione fa la differenza.

Chi trae beneficio da un euro forte? I turisti europei hanno scoperto le mete statunitensi e trovano attraenti i prezzi dei negozi, ristoranti e alberghi di New York, Los Angeles e delle altre aree dove il dollaro americano è moneta corrente. I consumatori europei pagano di meno le merci importate, quotate in dollari.
I produttori, che sono in grado di acquistare in dollari le loro materie prime e componenti e rivendere in euro i loro prodotti finiti, trovano una situazione particolarmente felice.
Le medie aziende italiane del quarto capitalismo e le grandi imprese, il cui giro d’affari si sviluppa per oltre la metà all’estero, sono tornate ad aumentare utili ed esportazioni, hanno ripreso ad assumere dipendenti e a migliorare la produttività e il valore aggiunto, creano ricchezza aumentando il rendimento del capitale investito. Ormai da qualche anno partecipano attivamente alla crescita dei paesi in sviluppo come India, Cina, Brasile e est europeo.

Chi viene danneggiato da un euro forte? Le imprese di servizi, che non importano acquistando con un dollaro debole ma sostengono gli alti costi in euro, devono competere attraverso la produttività e la ricerca di maggiore valore da offrire al mercato.
Le aziende che operano nei settori dove la tecnologia USA gode di alta reputazione si trovano a competere con prodotti che hanno prezzi più convenienti – e questo aiuta le imprese commerciali europee che li importano -.

Chi si trova nel mezzo? Le piccole e medie aziende italiane - del settore meccanico, elettrico, tessile, moda, arredamento, metallurgico – si trovano in una situazione più difficile da gestire, perché il loro livello di globalizzazione è meno sviluppato.
Spinte dall’avvento dell’euro, hanno subito una dura selezione e quelle sopravvissute stanno compiendo una metamorfosi che riguarda l’innovazione di prodotto e non solo di processo, come nel passato.
Nel complesso l’export italiano, che corrisponde a circa un quinto del Pil, ha ripreso a crescere, a dispetto delle statistiche dell’Ice – istituto commercio estero - che ha dato in diminuzione le quote di mercato a volume mentre le quote a valore tengono, perché c’è stata una crescita della qualità media dei nostri prodotti e, quindi, del valore aggiunto a fronte di quantità minori di beni venduti. Per inciso, come può un paese fare una politica seria della qualità se non è neppure capace di misurarla?

In conclusione l’euro forte enfatizza il valore della posizione strategica delle imprese nei mercati internazionali. Nelle mie recenti analisi la sostenibilità delle prestazioni delle aziende si conferma fortemente correlata proprio al valore del posizionamento strategico. Coloro che l’hanno costruito nel tempo godono di forti benefici, altri arrancano e devono vincere tre sfide: realizzare prodotti con maggior valore, migliorare le competenze commerciali e quelle internazionali. Sperando nella ripresa della salute finanziaria degli USA, storicamente il maggior partner commerciale dell’Europa.

Parola chiave: economia

Azione: le autorità governative sono impegnate a rallentare la crescita dell’euro per determinare un mercato più ordinato e meno volatile. Tu, in quanto responsabile d’azienda, devi impegnarti a comprendere meglio e rafforzare il posizionamento strategico, l’unica arma per la sostenibilità delle prestazioni aziendali.
Parola Chiave: economia
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Risultati ad oggi
Il dollaro supera 1,5 nel rapporto con l'euro, quale impatto produce sulla redditività della sua azienda?
8 %
Molto negativo
28 %
Negativo
47 %
Neutro
14 %
Positivo
0 %
Molto positivo
3 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
Come giudica la forza del posizionamento strategico della sua azienda nei mercati più importanti per il suo settore d’attività?
0 %
Molto debole
6 %
Debole
47 %
Media
36 %
Forte
11 %
Molto forte
0 %
Altro (specificare nello spazio sottostante riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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13/06/2012 15:51:44

Per la produttività delle nostre imprese non basta meno conflittualità e più collaborazione, auspicata da Fiat, ma un salto deciso verso la partecipazione, con un maggior coinvolgimento dei lavoratori. Nella governance relativa ai prerequisiti (salute, sicurezza, sviluppo professionale, ecc.) e nella redistribuzione della redditività.
Dario Rossi 2/22/2011 13:56

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13/06/2012 15:51:44

Posizionamento alto di gamma e grandi volumi. Due ingredienti che ieri sembravano in contraddizione ma oggi sono possibili considerato che un altro miliardo di persone ha raggiunto nel mondo standard di consumi di tipo occidentale. Fiat ha alcune leve "italiane" da giocare meglio di come fa: design, arte, cultura, qualità della vita, localismi, campanili, cucina dovrebbero ispirare autovetture più connotate di italianità di quelle che vediamo. E attenzione a Chrysler! L'influenza esercitata su Mercedes è stata nefasta. Non si sono mai viste brutte mercedes come durante il periodo di collaborazione con gli americani.
Tony Vittuolo 2/22/2011 13:47

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13/06/2012 15:51:44

Un operatore indiano con cui siamo da tempo in relazione, mi fa presente che la politica indiana riconosce di aver perso la battaglia per il minor costo di produzione, da tempo vinta dalla Cina, e di aver deciso di concentrarsi su produzioni a maggior valore aggiunto. Se lo fanno gli indiani a maggior ragione dovremmo averlo già fatto noi italiani! Giusto il suo invito a riposizionare la gamma Fiat per le produzioni fatte in Italia: anche Marchionne & C. avrebbero dovuto muoversi da tempo su questa linea di cambiamento.
O. Vilunga 2/22/2011 10:13

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13/06/2012 15:51:44

L'Italia dei dati Istat non esiste. Abbiamo capito che l'Italia è formata da due regioni distinte e con produttività nettamente diversa. Il nord è tra le regioni più ricche e produttive d'Italia (tutti gli indicatori sono ben al di sopra della media europea). Il sud è a livelli straordinariamente più bassi (tutti gli indicatori sono ben al di sotto della media europea). C'è allora da chiederci perchè non creare condizioni di lavoro e d'investimento decisamente diverse. E' solo la demagogia che ci ha fatto far finta che esistesse l'Italia dell'Istat. Il risultato è un'unica politica economica e sociale mentre dovrebbero essere due diverse. Anche il sud troverebbe grande vantaggio da questo approccio e le nostre imprese sarebbero più competitive.
C. V. Tonfio 2/21/2011 18:59

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13/06/2012 15:51:44

L'organizzazione sia aziendale che personale gioca un ruolo vitale per permettere a ciascuno di ottimizzare le proprie capacità. Il secondo fattore è la voglia di lavorare
2/21/2011 16:57

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13/06/2012 15:51:43

I francesi fabbricano anche in Europa e fanno qui la maggior parte dei loro utili. Come mai Fiat non ci riesce? Il loro posizionamento è così diverso? Capisco il caso dei tedeschi, ma i francesi non mi pare abbiano posizionamenti molto alti. Quali sono le ragioni?
Giulio Giulino 2/28/2011 9:32

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13/06/2012 15:51:43

E' vero quanto scrive O. Vilunga. Gli indiani già vedono la necessità di un posizionamento medio-alto, figuriamoci noi europei! Altrimenti non abbiamo futuro
F.abio Borghi 2/27/2011 14:18

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13/06/2012 15:51:43

Noi ci occupiamo di costruire infrastrutture nel mondo e sviluppiamo nuovi vantaggi competitivi proprio attraverso la globalizzazione. Ad esempio, abbiamo sviluppato squadre di cinesi abili nel montaggio, esercizio e smontaggio di grandi macchinari specializzati, utilizzati per le gallerie. Sono squadre che hanno cominciato a lavorare in Cina ma che ora facciamo lavorare ovunque nel mondo, con grande soddisfazione di tutti.
M. Matteucci 2/23/2011 17:52

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13/06/2012 15:51:43

La nostra azienda, del settore automotive, ormai guarda alla globalizzazione con occhi diversi da quelli ipotizzati in letteratura:
1. produciamo local for local (cioè non spediamo più le merci da una parte all'altra del pianeta)
2. facciamo progettare localmente (solo così s'interpretano efficacemente le specifiche del mercato. Progettare in Italia per il mercato cinese è sbagliato perchè si concepiscono i prodotti in chiave occidentale - ridondanze e sofisticazioni - mentre il mercato chiede semplicità e affidabilità. I nostri progettisti italiani non sono più capaci a progettare così)
E. Brivio 2/23/2011 17:45

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13/06/2012 15:51:43

In questo momento i voti propendono per maggiore capacità di previsione e migliore allocazione delle risorse. Due aspetti critici per la produttività. Tutti gli altri servono, ma se non ci sono questi due il sistema non funziona
F. Orioni 2/23/2011 9:16

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13/06/2012 15:51:43

Produttività e posizionamento. Se per produttività ci riferiamo sia all'efficienza (costo per pezzo prodotto + tasso di saturazione degli impianti) e sia all'efficacia, cioè valore offerto al mercato, il posizionamento è già implicito nella produttività. E' evidente che nessuno può pensare di organizzare in modo molto produttivo una produzione che non interessa a qualcuno dei portatori d'interesse (clienti, ma anche azionisti, dipendenti, società, ecc.). Ma meglio essere chiari e mettere in evidenza le due dimensioni.
Paolo Liguoro 2/23/2011 9:7