17
Nov 2014
Numero N. 294
L'art. 18 alimenta falsi miti

Conciliare l’interesse individuale con quello collettivo dovrebbe essere la funzione della politica? Si, ma con il ventaglio di posizioni nel nostro Parlamento non e' certo compito facile.

I cittadini devono fare la loro parte, ma da quel che si sente e si legge in questi giorni non sembra sia così. Ecco 5 domande secche al nostro esperto giuslavorista...

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Conciliare l’interesse individuale con quello collettivo dovrebbe essere la funzione della politica? Si, ma con il ventaglio di posizioni nel nostro Parlamento non e' certo compito facile.

I cittadini devono fare la loro parte, ma da quel che si sente e si legge in questi giorni non sembra sia così. Ecco 5 domande secche al nostro esperto giuslavorista...




1. L’abolizione dell'articolo 18 creerà nuovo precariato, senza crescita occupazionale?
No, fluidificherà in meglio il mercato, nonostante le assunzioni non dipendano dalle norme del lavoro ma dell’economia. Anche perché nelle intenzioni del governo si vogliono fiscalizzare i nuovi rapporti a tempo indeterminato, in modo da rendere più conveniente questi ultimi rispetto ai contratti a tempo determinato.

2. Chi lavora con contratti a termine, partite IVA e co.co.pro., ha una condizione di vita più svantaggiata rispetto a chi lavora a tempo indeterminato?
Si, nei momenti di crisi sono i primi a perdere il posto. Il governo cerca di risolvere ponendo giuridicamente tutti i lavoratori sullo stesso piano, favorendo il lavoro a tempo indeterminato.

3. Il licenziamento di per sé può essere considerato un inadempimento, come sostengono alcuni giuristi legati al sindacato?
No, nel nostro sistema giuridico non sono previste obbligazioni perpetue, e nel regime contrattuale la regola generale è la libera recedibilità. Non vi sono ostacoli costituzionali o di sistema normativo che impediscano una modifica dell’art. 18.

4. La dignità e libertà si perseguono con il lavoro, secondo il dettato costituzionale?
Si, ma non con il lavoro in una determinata azienda. L’interesse collettivo è quello di avere una società con più occupati possibile, e ciò si ottiene soltanto con le politiche attive del lavoro e con il nuovo contratto di ricollocazione.

5. L’incertezza di ciò che può succedere oggi nelle aule dei tribunali scoraggia l’imprenditore da ogni iniziativa?
Si, e nel frattempo l’imprenditore avrà sopportato danni di competitività ed avrà perso occasioni per fare meglio.

Gran parte dei lavoratori europei non sono protetti dall’articolo 18, ma hanno tutele alternative che qui in Italia ci sogniamo.
La reintegrazione secca, senza alternative economiche, è un atto prepotente, che produce danno alle aziende, scompagina la loro organizzazione ed i piani futuri, senza un sostanziale vantaggio per i lavoratori.
Tutte le società vogliono veramente tutelare i propri lavoratori, ma nel contempo vogliono altresì salvaguardare i soggetti che danno lavoro e creano ricchezza. Lo Stato deve guardare all’interesse collettivo. E l’art. 18 è frutto di un mondo che non esiste più.

Applicazione in azienda: seleziona e gestisci le risorse umane della tua azienda consapevole che si tratta del capitale piu' prezioso per la produttività dell’impresa
Parola Chiave: risorse umane
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Per approfondire: n. 218 - N. 197 - N. 151
Risultati ad oggi
Come pensa che finirà l’attuale battaglia per l’art. 18?
0 %
Con un nulla di fatto. Tutto rimarrà come prima
50 %
L’art. 18 verrà smussato ma rimarrà
50 %
Ci sarà un sostanziale superamento dell’art. 18
0 %
Ci sarà l’abolizione dell’art. 18
0 %
Altro (specifichi nello spazio riservato ai commenti)
Qual è la sua opinione sull’attuale dibattito sui contratti di lavoro?
  • Anni fa vivendo in un paese europeo mi stupivo che qualcuno desse le dimissioni in assenza di un nuovo posto di lavoro, cosa impensabile in Italia anche nei periodi pre-crisi. Alla base di questo comportamento all’apparenza “incosciente” un vero mercato del lavoro che dava opportunità. Nella mancanza italiana di un vero mercato del lavoro, la produttività rappresenta il tema chiave. I vincoli al cambiamento della forza lavoro in caso di prestazioni insoddisfacenti nuocciono alla produttività e quindi al fisiologico ricambio che caratterizza un mercato. Distruggono la meritocrazia, motore del miglioramento continuo, della crescita e della creazione di nuove opportunità capaci di alimentare crescita economica ed occupazionale. I rimedi? Contratto unico con possibilità di licenziare con il sostegno di sussidi di disoccupazione eliminando la cassa integrazione che da anni si estende su periodi sempre più prolungati.
    Fabrizio Fresca Fantoni
  • E' interessante l'intervista video: si dà per scontato il superamento dell'art. 18 e si illustrano i meccanismi che permetteranno ad un lavoratore, che perde il posto, di essere accompagnato nel trovarne un altro. Con un supporto qualificato perché aperto a tutte le agenzie che conoscono effettivamente il mercato della domanda. E con bonus proporzionati all'oggettiva difficoltà di trovare collocamento.
    Piercarlo Ceccarelli
  • Le differenti proposte che hanno animato il dibattito giuslavoristico più recente partono da un dato oggettivo: l’esistenza di un mercato del lavoro “duale”, dovuto principalmente ad un sistema di tutela dell’occupazione vetusto, non equilibrato, prevalentemente pensato per i lavoratori delle aziende medio-grandi. È opportuno affrontare la riflessione sugli strumenti contrattuali senza la lente deformante dell’ideologia, partendo dall’analisi di un mercato del lavoro che negli ultimi trent’anni si è radicalmente trasformato, parallelamente al mutato panorama produttivo del nostro paese. La riflessione deve valutare le soluzioni contrattuali secondo una visione sistemica, che risponda alle mutate esigenze dei lavoratori e delle aziende: il complesso passaggio dalla fase di istruzione al collocamento nel mondo del lavoro, il reinserimento dei lavoratori in età avanzata, l’armonizzazione dei tempi lavorativi con i tempi della famiglia. Non potranno, peraltro, essere tipologie contrattuali più o meno indovinate a “creare” nuova occupazione. L’obiettivo sistemico di incremento dell’occupazione può essere ottenuto soltanto mediante la crescita della nostra economia, ed all’assenza di questa non potranno mai supplire gli strumenti contrattuali, per quanto mirati ed incisivi possano essere. Carlo Martelli
  • È una vera e propria rivoluzione copernicana. La reintegrazione verrà mantenuta soltanto in casi limitati di licenziamento discriminatorio e disciplinari, ma il giudice avrà meno poteri di interpretazione
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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