25
Giu 2012
Numero N. 182
Ma l’Italia vuole le imprese?

In Italia sta montando un'ostilità verso le aziende e i loro leader? Come mai, considerato che la Repubblica è fondata sul lavoro?

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In Italia sta montando un'ostilità verso le aziende e i loro leader? Come mai, considerato che la Repubblica è fondata sul lavoro?

Manca il lavoro ma non si ama l'impresa e spesso si agisce contro, come la cronaca ci ricorda tutti i giorni. Acuito da 5 anni di crisi, è certamente un fenomeno non virulento, come dopo il '68, ma che si annida sia nelle istituzioni, sia nell'atteggiamento della gente, sia nella cultura nazionale.
E' ancora strisciante, un segnale debole, una cosa di cui si parla poco. Non si "vuole" vedere, non sembra razionale. I media evidenziano solo l’ostilità delle istituzioni, delle norme che queste producono, dei sindacati ma non approfondiscono ciò che proviene dalla gente e dalla cultura.

L’equivoco di fondo è che il lavoro è un diritto di tutti. Ma non può essere inventato e assegnato, come si faceva in URSS. Il diritto al lavoro può solo realizzarsi in un mercato dove la domanda supera l’offerta.
Allora perché attaccare l’impresa che è l’unica a creare un mercato del lavoro sano e sostenibile?
Ricordo un mio professore di lettere a Venezia che si chiedeva ma “cos’è il mercato? E cosa c’entro io con il mercato?” senza rendersi conto che ogni lavoro deve relazionarsi con un bisogno. Se non c’è il bisogno, cioè il mercato, non c’è il lavoro.
Approfondire la relazione tra sviluppo industriale e consenso sociale può servire perché sospetto che questo paese, in realtà, non ami le aziende, a partire dalle sue istituzioni. O meglio, penso che ci siano molte persone che le detestano e altre che le accettano obtorto collo. Sono poche quelle che vedono nell’impresa e nel lavoro il vero riscatto dell’uomo, l’origine prima delle nostre libertà.
I fatti "contro" sono troppo numerosi, gli iter autorizzativi per un nuovo impianto industriale un tormentone e tutti auspicano nuove aziende ma ... ben lontano da casa propria. Anche il Sud non fa eccezione. Anche lì, nel Sud che ha così bisogno d'industria e di lavoro, si tocca con mano la cultura contro l’imprenditoria.

Ci sono limiti storici che spiegano, almeno in parte, l’ostilità verso gli imprenditori e che limitano lo sviluppo delle imprese: c’è il peccato originale dell’imprenditore che, fino a non molti anni fa, evadeva tasse e contributi perché “tanto lo facevano tutti”. E gli imprenditori continuano a scaricare “costi e capricci” sull'impresa che nulla hanno a che vedere con l'azienda. Inoltre la giovane impresa non è favorita e sostenuta in Italia come lo è negli Usa e in nord Europa. Infine è sempre mancato il coraggio di aprire l'impresa alla società e di discutere di cultura d'impresa - commerciale, finanziaria, tecnica, produttiva, ecc. -.
Per arginare quest’onda contro, ritengo necessari almeno quattro provvedimenti. Che il governo abbia il coraggio di dichiarare apertamente che si vuole diventare un paese meno statale e più imprenditoriale. Quindi creare una coscienza collettiva fiscale, evitare elusioni ed evasioni e operare per ottenere l'appoggio della società: "c'è il rischio ma è pulito". Poi creare nei giovani la cultura imprenditoriale, nella famiglia, nella scuola e nel lavoro. Infine, se dobbiamo diventare più imprenditivi, ci devono essere i meccanismi, in assoluta trasparenza, per favorire il sorgere e lo sviluppo delle imprese.
Desidero coinvolgervi in questo dibattito per registrare meglio la cultura d’impresa verso la quale dobbiamo andare.

Applicazione in azienda: Rifletti sulle considerazioni fatte e verifica quanto sono attuali nella tua azienda
Parola Chiave: scenari
Cosa ne pensa la community: Piace a un socio
Risultati ad oggi
Condivide la sensazione che vi sia crescente ostilità verso le aziende e gli imprenditori?
14 %
Si, prevalentemente da parte delle istituzioni
14 %
Si, prevalentemente da parte della gente
71 %
Si, come orientamento della cultura nazionale
0 %
no
0 %
non so
0 %
altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
Ha esperienza diretta o indiretta di ostilità verso le imprese e i suoi leader? Condivida con la comunità la sua testimonianza
  • Non da parte della maggioranza della gente dipendente o esterna all'azienda. Sì da parte di una minoranza (interna / esterna) ideologicamente contraria all'Azienda, nonché da parte di alcune Istituzioni (vedi l'attuale disciplina del mercato del lavoro, le lungaggini ed alti costi giudiziali anche per semplici azioni di recupero dei crediti, etc), nonché da apparati burocratici statali, regionali, provinciali e comunali. Si, dall'atteggiamento medio della burocrazia a tutti i livelli e poi in generale ascoltando/leggendo vari media e la ge'gente'.
  • Rileggere il nostro passato imprenditoriale. Abbiamo una ricchezza di grandi figure della prima rivoluzione industriale, del primo dopoguerra, che ci sono completamente sconosciute. CONFINDUSTRIA territoriale e nazionale potrebbero dare un contributo molto significativo. Selezionare maggiormente la classe Dirigente in tutti i settori. Fare un viaggio nelle aree cosidette "povere" del mondo per vedere le conseguenze di una mancanza di imprenditorialità. Valorizzare le esperienze positive. Coinvolgere gli uomini di cultura. Carlo Tagliaferri L'impresa è stata sempre vista in Italia come una controparte conflittuale. Mai come un valore sociale. Fa parte di questo la lunga conflittualità sociale, la scarsa cultura liberale, la scarsa accettazione della competizione sui mercati da parte degli imprenditori. Esiste ancora la concezione del lavoro creato dallo stato. Abbiamo aggiunto recentemente, di perverso, che la ricchezza la si crea con i servizi; ovvero si vive di intermediazione. Ormai si intermedia tutto! I sindacati, gli ordini professionali intermediano le paghe, i servizi sociali, la legge, i rapporti con la PA. L'imprenditorialità è una parola di valore sconosciuto. Povero EINAUDI!
  • la gente pensa che l'impresa inquini e che l'imprenditore riesca a corrompere l'istituzione l'istituzione di controllo non è ritenuta affidabile (vedi i comitati che spesso si sostituiscono ai controllori) cosa fare? l'impresa si deve aprire alla gente - deve informare - relazionare - comunicare
  • la mia testimonianza quale AD di Ferrania Technologies conferma che la crescente ostilità verso le aziende produttrici di energia, prodotti materiali tra cui la chimica è della gente (fenomeno dei comitati), delle istituzioni che hanno paura di dire la verità circa il ns futuro di sistema economico (i.e. se non si produce non si pagano nè servizi, nè pensioni nè altro e diventiamo tutti più poveri) che non risiede unicamente nella evasione fiscale ma sopratutto sul blocco dello sviluppo infrastrutture logistiche (se ne può scrivere un libro come minimo). In Ferrania pur le istituzioni (governo, regione, provincia e comune) avendo firmato un Accordo di Programma che prevedeva lo sviluppo di produzioen di energia (che è la base dello sviluppo industriale) non hanno (in particolare il Comune) consentito nessun investimento nel settore energetico. La Liguria come altre regioni è un buon esempio del non fare chi regge l'istituzione non ama che altri diventino potenti - pensano pure che l'imprenditore voglia solo fare soldi.-
  • La gente si solleva contro non appena scorge una nuova fabbrica, regolarmente autorizzato, dal proprio terrazzo.
  • Le autorizzazioni a nuovi impianti impiegano tempi biblici e i loro modi di deliberazione sono opachi.
  • I giudici deliberano in modo assurdo sia rispetto al lavoro (reintegrando i dipendenti anche dopo 28 anni), sia rispetto alla responsabilita' civile degli amministratori.
  • A volte sembra frutto di una (insana) invidia verso il successo altrui.
    Carlo Viganò
Quali le priorità per costruire una cultura pro-lavoro e pro-aziende?
  • Che io milioni di persone che vivono parassitariamente (non tutte) nel pubblico e nella politica e nei media si rendano conto che la società è unica e se crolla il sistema produttivo crollano (poco dopo) anche loro.
  • - Formare la cultura a partire dalla scuola. - Modificare le comunicazioni al riguardo principalmente da parte di: - Istituzioni - Classe politica - Mass Media
  • cosa fare? l'impresa si deve aprire alla gente - deve informare - relazionare - comunicare se vuole essere credibile l'istituzione non può sentirsi o essere padrona assoluta dei suoi verdetti.- come al poker bisogna fare in modo che nessuno abbia la certezza di vincere più partecipazione economica ai risultati da parte dei lavoratori non copiamo in modo automatico esperienze estere di gestione del lavoro - affidiamoci invece alla nostra cultura e alla nostra sensibilità.-
  • Deve cambiare la cultura delel Istituzioni tutte : ci deve essere un grande patto trasversale sulla crescita non declamata a parole Quanti sono i punti di PIL persi perchè non vengono date le autorizzazioni a fare su progetti e infrastrutture necessarie e che godono di project finance etc.?
  • E' indispensabile chiarire che l'unico lavoro sostenibile, che crea valore per tutti, e' quello delle aziende che agiscono in un mercato competitivo.
  • Bisogna cominciare dalla scuola, dalla famiglia e proseguire nel lavoro.
  • Il riconoscimento da parte delle istituzioni chiaro e "senza se e senza ma" della generazione di valore come patrimonio della società
  • I giudici deliberano in modo assurdo sia rispetto al lavoro (reintegrando i dipendenti anche dopo 28 anni), sia rispetto alla responsabilita' civile degli amministratori.
    Carlo Viganò
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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