26
Gen 2015
Numero N. 304
Nuovo business? Pericoloso sottovalutare l’Europa!

E’ confermato, anche se i piu’ preparati lo sapevano! Il mercato europeo presenta importanti nuove opportunita’ gravemente sottovalutate da quei nostri capi azienda che ancora non reagiscono.

Ne abbiamo parlato e ci siamo confrontati insieme nel corso del 2014, a partire dalle tesi sostenute in “Supereroi d’impresa”. Ora ecco alcuni dati che approfondiscono e offrono nuove prospettive interessanti…

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E’ confermato, anche se i piu’ preparati lo sapevano! Il mercato europeo presenta importanti nuove opportunita’ gravemente sottovalutate da quei nostri capi azienda che ancora non reagiscono.

Ne abbiamo parlato e ci siamo confrontati insieme nel corso del 2014, a partire dalle tesi sostenute in “Supereroi d’impresa”. Ora ecco alcuni dati che approfondiscono e offrono nuove prospettive interessanti…



E’ stata portata a termine qualche giorno fa la ricerca Ispo-Ceccarelli Spa per la quale i vertici aziendali d’Impronte sono stati interrogati sulla visione che hanno del mercato Europeo. I risultati presentano un quadro significativo. Vediamo i quattro punti cruciali della ricerca:

1. Innanzitutto, contrariamente all’idea dei pessimisti per professione, l’Europa viene spontaneamente indicata tra i 3 mercati più attraenti per il business insieme a Cina e Nordamerica. Tutti gli altri mercati seguono a distanza.

2. Ancora, 2 rispondenti su 3 considerano l’Europa una delle principali opportunità di business per le aziende, mentre 3 su 4 ritengono siano sottovalutate. Un dato di grande rilievo che merita attenta considerazione poiché chiama in gioco la nostra responsabilità, come capi azienda, nel valutare la situazione reale dei mercati.

3. Inoltre, il mercato europeo si conferma il più sofisticato ed evoluto del mondo per 4 interrogati su 5 e i consumatori europei sono ritenuti propensi a spendere denaro per soddisfare il proprio bisogno di autorealizzazione secondo 9 rispondenti su 10. In sostanza si spende poco perché non c’è offerta di prodotti e servizi che interessano. Cioè l’offerta non è allineata alla domanda!

4. In conclusione, 2 su 3 considerano il mercato europeo adatto a sperimentare l’innovazione. Quindi aumenta la nostra responsabilità del gap esistente tra i bisogni dei clienti e l’offerta attuale delle aziende.

Chi oggi produce commodity è consapevole che il proprio settore si deve confrontare con difficoltà e concentrazioni aziendali. A meno che non sappia aggiungere alla propria offerta caratteristiche nuove che soddisfino meglio il cliente. Insieme a chi produce specialty o servizi, è impellente concentrarci nel soddisfare i 400 milioni di consumatori più sofisticati.

Ci sono numerosi esempi d’innovazioni di successo, destinate a rappresentare la frontiera in Europa, che verranno imitate dagli altri mercati in periodi successivi, anche di molti anni. Allora dobbiamo passiamo all’azione.

Applicazione in azienda: cogliere le opportunità è una questione di management e di organizzazione. L’Europa è l’insieme di più mercati con esigenze e strutture distributive differenti. Servono modelli per intersecare prodotti/canali/applicazioni, sistemi di reporting evoluti e un management capace di gestire la complessità.
Parola Chiave: scenari
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Per approfondire: n. 256
Risultati ad oggi
Tra tre anni, quanta parte del giro d’affari della sua azienda sarà realizzato da prodotti e servizi nuovi, che oggi non sono ancora disponibili?
0 %
Meno del 10%
29 %
Tra il 10 e il 20%
14 %
Tra il 20 e il 30%
57 %
Oltre il 30%
Cosa pensa dei risultati della ricerca Ispo-Ceccarelli?
  • Interessanti, perché sottolineano quanto sia vitale sviluppare le risorse manageriali e finanziarie necessarie ad innovare, ad offrire a consumatori sofisticati prodotti e servizi nuovi, che li soddisfino. E la capacità di trasferire, poi, queste novità sugli altri mercati, USA in primo luogo. Solo in questo modo si può peraltro tenere le distanze dalla concorrenza internazionale.
  • Risultati che non mi sorprendono. I dati macroeconomici confermano che l'Europa è una grande opportunità da esplorare! C'è una fastidiosa incrostazione di pessimismo in superficie che può essere eliminata. Vale il vecchio detto che per far dimenticare una notizia cattiva ne servono 7 buone!
    Andrea Ferri
  • La transizione del nostro continente verso nuovi modelli di sviluppo post-industriale rafforza le opportunità di crescita nei settori ove la differenziazione rappresenta la leva distintiva per le aziende occidentali, che faticano sempre più a competere nei settori più poveri e/o ad alta intensità di lavoro, nei quali i paesi emergenti mantengono un vantaggio incolmabile nella struttura dei costi. L’Europa resta una gigantesca area in cui la qualità della vita (con standard più sofisticati che altrove) e l’autorealizzazione delle persone si stanno trasformando in un nuovo, enorme, fattore guida della crescita. Creare nuovo valore e nuove utilità è la strada per cogliere le opportunità ancora inesplorate nell'esigente mercato europeo, con soluzioni in seguito più facili da rivendere anche fuori dall'Europa. Ma per cogliere le opportunità è necessario trasformare l’azienda. Una trasformazione aziendale di successo richiede top manager impegnati e coinvolti, forte allineamento con le priorità strategiche globali dell’azienda e piani di finanziamento che vanno oltre i confini aziendali e organizzativi.
  • Ritengo che lo spartiacque tra pessimisti ed ottimisti sia la visione del mercato servito. I primi vedono il mercato in una logica monolitica che preclude ulteriori opportunità di sviluppo. Non esiste e non esisterà più un mercato Europa unico da cogliere in nessun settore. I secondi hanno colto che lo sviluppo del nostro continente si articola su strategie mirate di sviluppo di segmenti, canali distributivi, servizi all’interno dello stesso settore che potrà includere ed apprezzare modelli go-to-market diversi. È solo con un approccio micro, molto focalizzato che si possono creare nuove opportunità di creazione di valore per il mercato e quindi per l’Azienda. In linea con quanto dimostrato da Pims (Profit Impact of Market Strategy) non conterà la dimensione assoluta, ma la dimensione relativa ossia il peso dell’Azienda rispetto al mercato servito. Meglio essere piccoli ma dominanti che essere grandi ma deboli.
    Fabrizio Fresca Fantoni
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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