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Dic 2010
Numero N. 116
Persone d’onore per una buona governance
La crisi ha rilanciato la necessità di nuove norme per il buon funzionamento dell’impresa. Partendo dal sostanziale fallimento dell'autoregolazione, ma consci anche dei limiti della regolazione. A fine anno riflettiamo sui fatti drammatici che abbiamo alle spalle per iniziare con buoni propositi l’anno nuovo.

La prima grande causa di problemi è stata la mancanza di funzioni di sorveglianza efficaci perché nessun modello è di per sé perfetto. C’è la convinzione diffusa che la crisi abbia origini tecniche, legate all’inadeguatezza dei modelli computazionali cui le istituzioni si affidano per valutare e gestire il rischio. Invece, spesso il dato di esposizione finanziaria non ha raggiunto il consiglio di amministrazione, mentre numerosi sono i casi in cui la gestione del rischio si è applicata ai singoli rami di attività, piuttosto che all’impresa nella sua interezza. Numerose imprese sono state affossate da una fantasmagorica esposizione a prodotti derivati che nulla avevano a che fare con il core business.

L’altra grande causa di problemi è stata l’eccessiva fiducia riposta negli incentivi come meccanismo per allineare il comportamento del management e gli interessi degli azionisti. Perché questo meccanismo funzioni, è necessario che i dirigenti non possano influenzare il valore delle stock option. Secondo gli analisti, invece, nel periodo 1997-2008, le società americane, che compongono l’indice Standard & Poor’s, hanno destinato 2.400 miliardi di dollari all’acquisto di azioni proprie, l’80 per cento dei profitti da esse generati. Cui prodest? Ai manager che hanno pompato il valore delle azioni e, di conseguenza, quello delle proprie stock option insieme alla rischiosità finanziaria delle società. La separazione tra proprietà e gestione è alla base della buona corporate governance. L’azionista di controllo – negli Usa ha in media il 39 per cento delle azioni ordinarie – può esercitare una influenza diretta, facilitata dall’essere spesso anche manager, che si rivela dannosa per gli altri portatori d’interesse.

Il Global Standard raccoglie una serie di strumenti normativi dell’Ocse e di altre istituzioni internazionali. Oltre ai princìpi di governo societario, si annoverano la convenzione contro la corruzione dei funzionari pubblici nelle attività di business internazionale, le linee guida sulle imprese multinazionali e le convenzioni in materia di trasparenza impositiva, per citare alcuni tra gli esempi di maggior rilievo.

Gli ultimi due decenni sono stati quelli dell’autoregolazione ed è dal suo sostanziale fallimento che bisogna ripartire, consci però anche dei limiti della regolazione, incapace di seguire il ritmo dell’innovazione finanziaria e potenziale vittima di cattura da parte del regolato. Si tratta, quindi, di tornare a mettere in opera princìpi che, oltre a essere già esistenti, sono ampiamente condivisi.
Correttezza, integrità, trasparenza nella conduzione degli affari rappresentano oggi l’unica strada concreta per perseguire questo obiettivo. Persone d’onore che fanno questi propositi per iniziare l’anno nuovo e cercano di mantenerli tutti i giorni, senza deroghe, anche di poco conto.

Molti auguri!




Parola chiave: corporate governance

Azione: favorisci i principi di correttezza, integrità e trasparenza nelle piccole decisioni di tutti i giorni e nelle grandi decisioni del consiglio di amministrazione
Parola Chiave: governance
Cosa ne pensa la community: Piace a un socio
Risultati ad oggi
In quanto imprenditore / top manager, come ritiene possibile migliorare la corporate governance delle aziende?
5 %
regole più stringenti e penali adeguate all’infrazione
74 %
persone d’onore che applicano i principi di correttezza, integrità e trasparenza
5 %
funzioni interne di sorveglianza (ad es. con rappresentanti del personale)
16 %
funzioni esterne di sorveglianza (ad es. con membri indipendenti)
0 %
altro (specificare nello spazio riservato al suo parere)
Quale aspetto di corporate governance della sua azienda le pare oggi più critico?
16 %
trasparenza delle informazioni e delle procedure
37 %
equità del sistema di incentivi e ricompense
5 %
esistenza di spazi che favoriscono i privilegi di chi detiene più potere
26 %
applicazione dei princìpi di correttezza, integrità, trasparenza
0 %
altro (specificare nello spazio riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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13/06/2012 15:52:21

L'esperienze negative ci hanno fatto introdurre innovazioni molto significative rispetto al lavoro del consiglio di amministrazione.
In azienda si è deciso, innanzi tutto, che i membri del board devono fare quel mestiere a tempo pieno e non come attività secondaria. Quindi si è ridotto il numero di membri a sette per migliorare l'assunzione di decisioni; si sono nominate persone che hanno esperienza di settore; si chiede ai membri di dedicare abbastanza tempo per approfondire gli aspetti aziendali; sono invitati a incontrarsi prima dei consiglio, senza l'amministratore delicato, per porre le questioni più importanti alla discussione del consiglio, quindi di riunirsi nuovamente dopo il consiglio per discutere i passi da prendere e condividerli subito dopo con l'amministratore delegato.
F. Lanaro 12/29/2010 17:56

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13/06/2012 15:52:21

Penso sia necessario disporre di uno schema generale di regole da rispettare nell'ambito del quale decidere la governance aziendale e il sistema di incentivi
Mario Benedetti 12/29/2010 9:31

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13/06/2012 15:52:21

Mancanza di controllo e eccessiva fiducia riposta negli incentivi (come meccanismo per allineare il comportamento del management e gli interessi degli azionisti). Due ragioni di fondo per la grave crisi moderna con le quali concordo pienamente. Due problemi che possono trovare una soluzione duratura nell'esercizio di un controllo allargato ai diversi portatori d'interesse (vedo in primo luogo gli operatori finanziari con i quali l'azienda finanzia i propri programmi, prima dei dipendenti o altri) e nel scaglianare il riconoscimento degli incentivi nell'arco di tre-quattro anni, quando il valore prodotto è emerso chiaramente e si è dimostrato sostenibile. Sono due cose non difficili da fare!
b. niccoletti 12/25/2010 15:38

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13/06/2012 15:52:21

Fare in modo che gli amministratore facciano l'interesse esclusivo dell'azienda, perseguendo l'oggetto sociale indicato nello statuto, e così quello di tutti gli azionisti! Questa è la vera sfida della governance. Effettivamente gli amministratori non hanno affatto "obbligo di mandato" ma chi si libera totalmente della "dipendenza" dagli azionisti che l'hanno proposto e nominato?
gianni versace 12/22/2010 18:28

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13/06/2012 15:52:21

Gli incentivi per i vertici aziendali sono stati veramente fuorvianti, creando danni enormi. Ma attenzione a regolamentarli troppo: da una parte l'azienda deve poter attrarre gli uomini migliori per competere, dall'altra legare i compensi ai risultati attraverso gli incentivi permette di allineare il costo alla produttività.
Paola Di Caro 12/22/2010 13:29

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13/06/2012 15:52:21

Difficoltà di comunicazione down to top
12/22/2010 13:29

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13/06/2012 15:52:21

Si alle persone d'onore ma è meglio eliminare le occasioni che "tentano" oppure quelle che innescano conflitti d'interesse. Ad esempio poca equità percepita nel sistema di incentivi e ricompense (tentazione di autoricompensarsi!), oppure l'esistenza di spazi che favoriscono i privilegi di chi esercita il potere (che fanno gola, ai quali non si sa resistere).
Toni Z 12/20/2010 16:21

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13/06/2012 15:52:21

Tutti vorremmo che i soli principi bastassero. Ma le persone d'onore sono risosrse scarse, che non è sempre facile reperire. Allora penso che dobbiamo agire su tutte le leve, contemporaneamente, e aumentare la sorveglianza.
Angela Potti 12/20/2010 15:32

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13/06/2012 15:52:20

Sono anch'io d'accordo con Lanaro. Se si vuole impostare bene la governance d'aziende che hanno più azionisti bisogna proprio imboccare quella stratada. Consiglieri indipendenti professionsti, che pagano di persona se le cose vengono gestite senza rispettare le regole. Naturalmente meglio se tutti sono "persone d'onore"!
gld 1/9/2011 20:29

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13/06/2012 15:52:20

Chapeau! Lanaro ha messo il dito nella piaga e la sua azienda ha adottato la soluzione giusta. L'idea è che i membri del consiglio siano professionisti di questa attività e non avvocati, commercialisti, ecc. che la fanno come riempitivo (ben remunerato) per portare l'acqua al mulino dei propri mandanti (sappiamo che i consiglieri NON hanno obbligo di mandato, ma pochi rispettano questo principio sacrosanto!). Membri professionisti che si documentano, approfondiscono, mettono alle strette la componente esecutiva dell'azienda in modo da assicurare che la componente amministrativa faccia il proprio dovere nei confronti di tutti gli azionisti. Mi convince e vorrei saperne di più.
T. Moretti 1/6/2011 13:42

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13/06/2012 15:52:20

Molto interessante il contributo di F. Lanaro. Se i membri indipendenti dei CDA si attenessero a quelle indicazioni ci sarebbero poche distorsioni e sopraffazioni! Condivido in pieno e auspico l'argomento venga ulteriormente sviluppato in Impronte. Grazie
Carlo Tonti 1/3/2011 16:37