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Apr 2012
Numero N. 172
Pil? 50% in mano alla burocrazia!

Non abbiamo ancora capito come distribuire il valore prodotto? Non c'è alternativa ai correttivi nefasti del liberismo?

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Non abbiamo ancora capito come distribuire il valore prodotto? Non c'è alternativa ai correttivi nefasti del liberismo?

Credevo che il nuovo governo avrebbe fatto un passo nella direzione del liberismo. Spostando il pendolo da un'economia sociale di mercato sostanzialmente chiusa, verso un'economia aperta. Recuperando il terreno della competizione per permettere alle forze nuove di emergere. Abbandonando il garantismo e i compromessi per difendere posizioni già occupate e interessi costituiti.
Un'altra versione della politica di ieri che non saprà scrollare il Paese e fare imboccare la via dello sviluppo, che non si vede da 20 anni. La priorità, sappiamo, è la crescita.

Cose necessarie ma timide e inefficaci rispetto alla logica "chi sbaglia paga", il mattone fondante dell'economia aperta.
Invece, il governo non sta facendo pagare chi ha sbagliato ma chi aveva gestito bene reddito e risparmi.
Infatti, il default dello stesso stato non avrebbe comportato il suo annullamento ma il cambio della classe dirigente, abbandonando quella che ha fallito. Così sarebbe accaduto per chi ha fatto sostanzialmente bancarotta nella finanza, nelle imprese, nel risparmio. Invece si vuole salvare tutti per non cambiare niente.
E con la redistribuzione del reddito per via fiscale ne ha minate in profondità le fondamenta. La burocrazia pubblica, con le risorse che amministra (800 miliardi di euro di spesa pubblica, debito che sta andando verso i 2.000 miliardi, pressione fiscale al 50%) ha ormai superato il peso dell'imprenditoria e del risparmio. Esattamente l'inverso di ciò che serve per la crescita, la vera priorità.

Allora, mano alle liberalizzazioni! Il pensiero del management cibernetico ci aiuta a individuare le cause principali che stanno creando questi effetti deleteri.
Giustizia: primo tassello per sbloccare il freno allo sviluppo consiste nel far funzionare bene la giustizia. Una buona legge non è efficace se produce tempi di giudizio troppo lunghi, eccessivo garantismo di alcune parti sociali, tutela degli interessi particolari delle caste professionali.
Cause di lavoro, tutela della proprietà industriale, riscossione dei crediti (in particolare verso la pubblica amministrazione), ecc... sono esempi di situazioni la cui durata, i cui esiti e i cui costi sono deterrenti per investire, assumere, crescere nel nostro Paese.
Lavoro: cuneo fiscale e rigidità del mercato del lavoro sono anomalie italiane. L’unico modo per assicurare il diritto al lavoro è che l’offerta superi la domanda!
In Danimarca il mercato del lavoro è libero e flessibile. Le imprese assumono con estrema velocità anche per sperimentare nuovi business e ricercare nuove opportunità perché sanno di avere alle spalle uno stato che anziché punirle, quando arriverà il momento di ridurre gli organici fornirà loro un sostegno, con ammortizzatori sociali efficienti.
Il modello funziona perché esiste fiducia reciproca tra aziende, lavoratori e stato su tempi rapidi per correggere le disfunzioni del sistema.
Proprietà industriale: in numerosi settori le imprese italiane sono tra le più innovative ma il nostro Paese è in fondo alla classifica in termini di registrazione di brevetti.
Una causa di violazione della proprietà industriale vede mediamente sentenza quando il prodotto brevettato è già diventato obsoleto. Questo non frena i nostri imprenditori nella ricerca di prodotti e processi innovativi ma ne limita sensibilmente la possibilità di diventare grandi player globali. E' una delle cause del nanismo delle nostre aziende.
Diritto societario-fallimentare: chi sbaglia paga. In Italia no. L'istituto del fallimento dovrebbe servire per tutelare il sistema economico dalla gestione incapace o delittuosa di organizzazioni che, distruggendo valore per se stesse, distruggono valore per l'intero sistema. Un sistema efficace ed efficiente consentirebbe di premiare quelle più virtuose, capaci di creare e sviluppare realtà sane finanziariamente e competitive sui mercati globali assicurando occupazione, fiscalità, benessere.
Assistiamo invece a miopi distorsioni del sistema che assicurano risorse a soggetti obsoleti e non competitivi per tutelare gli interessi particolari di categorie e non l'interesse del sistema economico del Paese (Alitalia? Poste Italiane? Cassa integrazione per 7 anni?...).

A valle servizi, professioni, trasporti, energia, istruzione, innovazione, ecc... risultano compromessi e nella situazione di operare con forti svantaggi competitivi.

Economia sociale di mercato non è sinonimo di economia chiusa e statica. E’ il modello di sviluppo dell'economia che si propone di garantire sia la libertà di mercato, sia la giustizia sociale, armonizzandole. L'ho sempre ritenuta il modello da adottare perché l’idea di base è che la piena realizzazione dell'individuo non può avere luogo senza libera iniziativa, libertà di impresa e di mercato e proprietà privata. Ma queste condizioni, da sole, non garantiscono la realizzazione della totalità degli individui (la cosiddetta giustizia sociale) e la loro integrità psicofisica, perciò lo stato deve intervenire laddove se ne presentano i limiti. L'intervento non deve però guidare il mercato o interferire con i suoi esiti naturali: deve semplicemente prestare il suo soccorso qualora il mercato stesso fallisca nella sua funzione sociale.

Quindi il valore va distribuito attraverso quel lavoro e quell'investimento che sanno soddisfare i bisogni della società meglio dei concorrenti. E poi ci si fa carico di chi rimane ai margini.
La vera priorità è la crescita!

Parola chiave: economia

Azione: comprendi appieno il concetto di economia sociale di mercato e adoperati perché venga adottato in modo aperto

Parola Chiave: economia
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Risultati ad oggi
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Per quale ragione si sono verificati? (max 2 risposte, grazie) (*)
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0 %
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0 %
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0 %
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ostruzionismo
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