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Giu 2011
Numero N. 138
Quando la crescita diventa virus
Cruccio di ogni italiano è che il Pil del nostro paese non cresce, ormai da oltre dieci anni! La crescita rende più facile creare opportunità per tutti. Ma in azienda l’ossessione crescita può creare danni. Essa deve essere l’effetto di cose fatte bene.

Dopo due trimestri consecutivi deludenti in termini di fatturato e margini, il Ceo di Cisco ha ammesso che “l’azienda ha perso focus, manca di disciplina e necessita una revisione delle proprie unità di business”.
18 mesi orsono Impronte indicava Cisco ("Come crescere ai confini del business") quale esempio virtuoso di come affrontare la crisi crescendo per adiacenze con 30 nuove nicchie che in breve hanno generato il 25% del fatturato. Ma… il giocattolo si è rotto.
Le adiacenze su cui Cisco si è avventurata successivamente si sono rivelate poco adiacenti al core business; ha attaccato il mercato consumer, con prodotti che spaziano dalle fotocamere Flip ai sistemi di video connettività domestica, nella convinzione di riuscire a far accettare prezzi elevati ad una clientela con poca disponibilità a spendere. Il mercato di consumo ha caratteristiche radicalmente diverse da quello delle reti.

Starbucks, la catena americana di caffetterie, ha compiuto qualche anno fa il medesimo errore perseguendo una crescita sfrenata. Quando Howard Schultz abbandonò il proprio ruolo operativo di Ceo per divenire presidente, l’azienda puntò tutto sulla crescita: “i volumi e l’efficienza ebbero la meglio sulla nostra storia d’amore con il cliente”. Invece di produrre ogni giorno il caffè perfetto, Starbucks si focalizzò sul numero di caffè prodotti in un’ora, preferendo l’efficienza all’efficacia.
Schultz è tornato al comando dell’azienda con l’obiettivo di recuperare la magia che Starbucks evocava nei clienti, investendo nuovamente sulla loro fedeltà.

Incontro spesso imprenditori e top manager convinti che il loro scopo debba essere necessariamente la crescita. A volte le loro aziende crescono vorticosamente, inglobando business poco coerenti tra loro, senza essere sostenute da una visione, da una logica di mercato: si ripone fiducia nel fatto che la crescita porti comunque al successo. Il legame causa-effetto diventa ricorsivo e perverso: crescere per crescere nella convinzione che i risultati arriveranno. Così la crescita diventa un virus!
La crescita sana dell’azienda, invece, è il risultato di due elementi:
-valore superiore di quello dei concorrenti che il mercato percepisce e riconosce
-modello di business organizzato per assicurare nel tempo la coerenza di risorse, attività, processi tesi a garantire il valore superiore.

Guidati dalla stella polare del cliente, occorre disegnare un sistema-azienda che identifichi, coltivi e sviluppi tutto quanto alimenta la soddisfazione del mercato.
Ci vuole tanta disciplina e determinazione per comprendere fino in fondo ciò che la nostra offerta può apportare ai clienti, evitando di cadere vittima delle facili tentazioni di distrazione – diversificazioni, start-up, business plan allettanti, ecc. -.
Se ci si focalizza sul fare le cose giuste per soddisfare il mercato, la crescita verrà da sé. La crescita è l’effetto di cose fatte bene, non un fine a sé. Non è un obiettivo ma un risultato. Si cerca la crescita invece di pensare a cosa la può generare: il valore che il mercato ci riconosce.

Parola chiave: marketing

Azione: identifica e gestisci le giuste determinanti della crescita della tua azienda: valore superiore e sistema dedicato a soddisfare il cliente
Parola Chiave: marketing
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Risultati ad oggi
Quali sono le previsioni a breve della sua azienda?
11 %
riduzione del fatturato
19 %
conferma del fatturato attuale
33 %
incremento del fatturato 10%
22 %
incremento del fatturato tra il 10% ed il 25%
7 %
incremento del fatturato tra il 25% ed il 50%
4 %
incremento del fatturato del 100%
0 %
altro (specifichi nello spazio sottostante riservato al suo parere)
Su quale determinante principale si basa la strategia di crescita della sua azienda?
37 %
valore percepito dell’offerta da parte del mercato servito
19 %
individuazione di nuovi segmenti di mercato nei quali entrare con un’offerta distintiva
4 %
individuazione di nuovi canali distributivi
11 %
individuazione di nuove modalità di relazione con i clienti
19 %
apertura di nuovi mercati geografici
7 %
acquisizione di aziende per rafforzare il core business
0 %
altro (specifichi nello spazio sottostante riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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Immagine
20/07/2012 04:11:47

Caro Ceccarelli, seguo da tempo le sue raccomandazione con grande soddisfazione mia e della mia azienda! Continui così
Ad esempio, fa male sentirci ricordare che... la crescita può far male! Ma è una raccomandazione preziosa. Grazie
<i> 6/9/2011 10:21</i>

La crescita per linee esterne, acquisendo concorrenti e aziende del proprio settore in mercati delle nuove economie, è il modo più efficace di crescere. Naturalmente ci sono sempre situazioni che si mostrano sbaglite ma sulle nostre 23 acquisizioni degli ultimi 10 anni solo 1 e'stata un fiasco e un'altra metà fiasco.
<i> 6/8/2011 18:24</i>

- incremento del fatturato 5%.
- è ugualmente strategica l'individuazione di nuovi segmenti e di mercati esteri, oltre che l'acquisizione di aziende
<i>Franz Senfter 6/8/2011 11:3</i>

Abituiamoci all'idea di diventare novelli Marco Polo! Consumi interni al palo, Europa in stagnazione, traffici che si spostano dal vecchio continente verso le nuove economie lontane. Per crescere bisogna intercettare quei traffici e dispiegare i nostri business in quei mercati. Abbiamo il vantaggio di sapere come evolveranno le nuove economie che oggi si accontentano di soluzioni semplici ma diventano più sofisticate nel tempo. Vantaggio non indifferente, oggi. Tra qualche anno ci troveremo con novelli Giappone, ormai all'avanguardia su tutto. E la competizione si farà ancora più accesa.
<i> 6/7/2011 18:42</i>

E' corretto dire che il sistema italiano ha perso competitività, ma non nelle aziende (salvo quelle piccole che arrancano). L'ha perso nel settore pubblico dove non c'è affatto l'obiettivo di aumentare la produttività del 2% all'anno, come in quello privato. Si dovrebbe fare come in azienda quando si vuole/deve cambiare rotta: cominciare con i tagli lineari e poi sviluppare approcci più mirati al miglioramento della produttività!
Le persone che lavorano per il pubblico, direttamente o indirettamente, sono ormai il 50% e vengono considerate "in pianta stabile" senza il minimo barlume che il lorocosto possa/debba diminuire il il loro "prodotto" possa/denna aumentare. Altro che 2% all'anno
<i> 6/7/2011 9:15</i>