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Dic 2011
Numero N. 159
Rilanciare le aziende riducendo fiscalmente il costo del lavoro

La manovra anti-deficit potrebbe generare una recessione tale da far calare il Pil più di quanto faccia calare il deficit! Senza svalutare per poter contare su un costo del lavoro competitivo, l’unico rimedio resta la riduzione dell’Irap oggi e dei contributi sociali domani.

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La manovra anti-deficit potrebbe generare una recessione tale da far calare il Pil più di quanto faccia calare il deficit! Senza svalutare per poter contare su un costo del lavoro competitivo, l’unico rimedio resta la riduzione dell’Irap oggi e dei contributi sociali domani.

La manovra, licenziata dal Consiglio dei ministri il 4 dicembre, aumenta di 20 miliardi le misure estive di correzione emanate dal governo Berlusconi, accrescendo la probabilità che l’Italia raggiunga il pareggio di bilancio nel 2013. Pur necessaria e urgente, è recessiva, con effetti restrittivi sull’economia. Il rapporto deficit-Pil potrebbe aumentare anziché diminuire nel corso del tempo! Non sarà però una condanna ineluttabile se il governo saprà attuare una svalutazione fiscale duratura.

Tutte le manovre anti-deficit sono recessive, tranne in casi isolati. Se per ridurre il deficit si aumentano le tasse, si riduce il reddito disponibile per i consumi. Se si taglia la spesa pubblica sospendendo l’adeguamento di stipendi e pensioni s’induce a consumare di meno. L’analisi storica insegna che, tra le due, le manovre centrate sulle riduzioni di spesa si sono dimostrate più efficaci nel tempo.
Nel 1992 è stato possibile svalutare la lira. E il 20 per cento della svalutazione aiutò gli esportatori italiani sui mercati esteri mettendo in difficoltà i concorrenti esteri sul nostro mercato.

Oggi abbiamo l’euro il cui cambio è fissato a Francoforte, oltre che dalla domanda e dall’offerta sui mercati finanziari.
Il rischio che la combinazione delle politiche fiscali restrittive di Berlusconi e Monti sia più negativo oggi che allora sul Pil è purtroppo concreto, anche in considerazione del fatto che, in parallelo con l’Italia, anche gli altri Paesi europei sono nel pieno delle loro manovre di contrazione fiscale. Come direbbe il nostro primo ministro «ognuno sta facendo i compiti a casa sua».

Il governo italiano dovrebbe prevedere subito l’unica “svalutazione” possibile: la riduzione fiscale del costo del lavoro. Già oggi trova spazio una riduzione dell’Irap per giovani e donne - di cui avanzai proposta di eliminazione in "Abolire l’Irap: ma come?", sostituendola con una sovraimposta a favore delle Regioni sull'Irpef e sull'Ires. Le risorse aggiuntive generate dall’innalzamento dell’età pensionabile creano infatti spazio per ridurre i contributi sociali.
Solo vedo possibile superare uno dei più discutibili primati dell’Italia: quello di vantare simultaneamente un elevato costo del lavoro, che fa perdere competitività alle nostre imprese, e miseri salari netti nelle tasche di chi lavora.
Rilanciando la competitività di tutte le aziende che operano in Italia!

Parola chiave: economia

Azione: mobilitati per promuovere una rettifica razionale dell’Irap e eliminare le distorsioni che essa comporta.

Parola Chiave: economia
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Risultati ad oggi
Quali priorità dovrebbe avere il Governo italiano per fronteggiare le sfide che la crisi prospetta? (max tre risposte, grazie) (*)
0 %
favorire la crescita della domanda interna, ricorrendo alla leva fiscale
0 %
rendere più flessibile il mercato del lavoro con un moderno sistema di sussidi di disoccupazione che non elimini l’incentivo a cercare una nuova occupazione
0 %
liberalizzare maggiormente i servizi
0 %
liberalizzare maggiormente l’energia elettrica
0 %
liberalizzare maggiormente le professioni
0 %
accorciare i termini di pagamento delle forniture allo Stato
0 %
riformare la giustizia civile
0 %
spostare in modo consistente risorse a sostegno delle imprese, drenandole dal welfare
0 %
coordinare meglio gli interventi a favore delle imprese e dei grandi progetti infrastrutturali con gli altri Stati dell’Unione
0 %
mantenere un profilo d’intervento fortemente autonomo ed indipendente dal resto dell’Unione
0 %
altro (specificare nello spazio riservato al suo parere)
E’ opportuno abolire l’Irap?
40 %
sì, concordo sostanzialmente con la proposta di sostituirla con una sovraimposta a favore delle Regioni sull'Irpef e sull'Ires
4 %
sì, ma preferirei una sua sostituzione solamente mediante l’incremento delle aliquote Iva
56 %
sì, va semplicemente abolita, senza sostituirla, compensandola con tagli alla spesa pubblica
0 %
no, va mantenuta così com’è
0 %
altro (specificare nello spazio riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

Per partecipare al sondaggio è necessario aver effettuato il login.

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13/06/2012 15:52:20

per quanto riguarda l'irap a abolita sostituendola con tagli ai vitalizi e ai privilegi dei politici.

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13/06/2012 15:52:20

Penso che per trovare queste soluzioni non fosse necessario mettere Monti al Governo, bastava un semplice uscere.
12/19/2011 17:59

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13/06/2012 15:52:20

Un cuneo fiscale sul lavoro, così sbilanciato come quello italiano, è un controsenso se vogliamo crescita. Che non può venire che da maggiore competitività dei fattori rispetto alle altre nazioni: il costo del lavoro non è certo l'unico ma in numerosi ambiti è il più importante.
V. Rizzo 12/14/2011 8:29

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13/06/2012 15:52:20

Nell'ottica semplificata di chi si occupa di mercati finanziari, l'introduzione dell'IRAP elimino' un'importante distorsione, introducendone pero' un'altra piu' grave. Un indubbio pregio fu la riduzione del forte incentivo all'indebitamento: con le aliquote di allora, la deducibilita' degli interessi passava dal 52% al 36%. Tuttavia l'IRAP, tassando il costo del lavoro, introdusse un incentivo alla delocalizzazione e una distorsione tra le imprese, penalizzando quelle piu' labour intensive. All'epoca in borsa si disse subito che TIM era la maggior beneficiaria dell'introduzione dell'IRAP: ma cosa aveva fatto TIM per meritare una forte riduzione del carico fiscale? Intanto la competitivita' del manifatturiero subiva invece un danno. Una soluzione equa del problema IRAP credo sia la graduale trasformazione in tassa sull'utile operativo, tramite l'eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile. Si eliminerebbero le discriminazioni tra diversi livelli di integrazione verticale industriale, mantenendo la neutralita' rispetto alle fonti di finanziamento. E magari qualche "rientro in patria" di attivita' produttive compenserebbe parte del gettito perso.
12/13/2011 15:15