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Ago 2011
Numero N. 146
Ripartiamo dalla crescita
Quest'anno in vacanza la parola più usata è stata "crescita". La crescita è davvero indispensabile? E' possibile un’economia sostenibile a crescita zero? Cosa succede alle aziende che non crescono?
Siamo in presenza di tante crisi, tutte uguali, caratterizzate da forte debito pubblico aggravato da deficit di bilancio, senza prospettive di crescita. La nostra prima responsabilità, come imprenditori e top manager, è creare valore e la crescita ne è la via maestra. In generale, la crescita deriva o dalla conquista di quote di mercato dei rivali o dalla partecipazione ai mercati che stanno crescendo. Il secondo percorso è molto più facile da seguire. Ma la crescita è rara in Stati che hanno un’espansione economica trascurabile. In Occidente la produzione di molti Paesi è stagnante, con pesanti oneri sul debito pubblico, schiacciando costi sociali e deteriorando la demografia con l'estrazione di un pedaggio da tutti. I risultati di queste circostanze sono calo degli standard di vita e disoccupazione strutturale.
La crescita non conta solo perché porta a crescente prosperità. I Paesi in crescita tendono ad essere più ottimisti e più felici; il declino porta alla miseria. La crescita è anche l'unico modo realistico per generare le entrate fiscali necessarie per ripagare il debito pubblico e finanziare gli obblighi di società che invecchiano. Non si può prosperare in un futuro con crescita zero.

Crescere non è mai facile. All'inizio consuma risorse che rischiano di essere scarse. E' ciclico e può avere impatti ambientali. La crescita è stimolata dall’innovazione. Sebbene i progressi siano i benvenuti - prodotti migliori, prezzi più bassi – gli aumenti di produttività si basano sull’automazione, portando a ridurre l'occupazione. Così, mentre la crescita genera nuovi posti di lavoro, elimina anche quelli vecchi. Si tratta di reinvenzione che innesca "distruzione creativa" e la necessità di riqualificazione: le aziende devono costantemente adattarsi o morire, i cittadini devono riqualificarsi, o rischiano di diventare ridondanti.
Purtroppo i mercati in crescita possono spesso essere senza profitto. Di solito richiedono molti investimenti iniziali, spesso con ritorni trascurabili. La causa è che l’innovatore opera con anticipo rispetto alla domanda ma, se ritarda, altri colgono l’opportunità. Si pensi alle auto elettriche e a numerosi comparti che puntano sull’eco compatibilità. Ci vorrà un certo tempo prima che siano settori su scala reale, nonostante l'emozione infinita.
Inoltre, la crescita può essere rischiosa e illusoria. Tutti conosciamo alcune innovazioni che sembravano dapprima irresistibili, ma che non hanno superato la prova del mercato.

Per me la crescita è una necessità per le imprese e per una società soddisfatta. Per realizzarla, le imprese e lo Stato, hanno bisogno di:
- più capitale paziente, che sappia guardare il medio-lungo periodo (6-8 anni per le iniziative private; 8-15 anni per quelle cui partecipa anche il capitale pubblico);
- migliore formazione tecnica, prima di tutto nella formazione giovanile ma anche nella riqualificazione di persone che devono cambiare lavoro;
- deregolamentazione del commercio, promuovendo la concorrenza e lasciando che le idee possano incontrare liberamente gli sponsor e passare rapidamente alla fase di sperimentazione e sviluppo;
- minori imposte e norme sul lavoro e sulle imprese per agire con rapidità e determinazione in un contesto di competizione globale.

Parola chiave: economia

Azione: persegui la crescita della tua azienda, sia quella organica, sia tramite acquisizioni.
Parola Chiave: economia
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Risultati ad oggi
In quanto imprenditore e top manager, ritiene prioritario che la manovra del governo favorisca la crescita?
82 %
si, è bene crescere comunque
14 %
no, sono prioritarie altre azioni
0 %
non so
2 %
altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
Quali tra i fattori indicati ritiene più necessari oggi, in Italia, per iniziare una fase di crescita? (max 2 risposte, grazie) (*)
0 %
capitale paziente
0 %
migliore formazione tecnica
0 %
deregolamentazione del commercio
0 %
minori imposte e norme sul lavoro e sulle imprese
0 %
altro (specifichi nello spazio riservato al suo parere)
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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19/07/2012 14:55:32

la crescita deve avvenire anche in termini qualitativi, cioà di vita migliore e quindi più felice. Non ha senso puntare solo sulla crescita dei faturati
<i> 8/30/2011 9:22</i>

Le strutture parassitarie statali NON produttive che non generano valore (economico, sociale, innovativo e culturale), DEVONO essere eliminate. Lo stato DEVE essere più snello e più efficiente al servizio del cittadino.
<i> 8/29/2011 21:7</i>

Servono riforme di tipo strutturale e non marginali o una tantum; manca la visione di lungo periodo
<i> 8/29/2011 19:4</i>

la nostra struttura di governo centrale e territoriale (Regioni Province Comuni) deve ridurre i costi come tutte le aziende quando si devono ristrutturare e rapidamente Non possiamo crescere con una spesa pubblica che ha superato il 50% del PIL Di questo necessita la condivisione più ampia oltre alla necessità che gli investimenti pubblici e quelli privati programmati e finanziati siano eseguiti in tempi tecnici Non ultimo il costo dell'energia il kwh è aumentato per l'industria di circa il 10% nell'ultimo trimestre pari a oltre 12 cent di Euro difficile competere con gli altri
Il tema dell'energia è ampiamente sottovalutato nell'impatto negativo o positivo sulla crescita sia come investimenti bloccati (nimby) e resi più onerosi dalla Robin tax (esempio di come farsi del male da soli!!!!!) che come prezzo sul mercato italiano causa la parte A della tariffa nonchè le tasse.
<i>Giuseppe Cortesi 8/29/2011 18:27</i>