Il fattore umano in azienda costituisce vero e proprio patrimonio di competenze, energie vitali e idee innovative. Un collettore sociale di persone che vivono la maggior parte della giornata e della vita insieme ai colleghi, condividendo problemi e preoccupazioni.
Quando imprenditori o manager fanno riferimento al proprio personale, ne citano subito il costo e se ne lamentano. In momenti di forte crisi non sorprende. Benissimo, dunque, prevedere riduzioni anche sostanziose di organico ma oculate, cioe' considerando le conseguenze nel tempo. E’ un problema di carente cultura manageriale e sensibilita': alla prima si puo' ovviare riflettendo sui danni provenienti da decisioni azzardate e spiegando come dirigenti di una porzione, piu' o meno grande, del capitale umano aziendale dovrebbero agire. Alla mancanza di sensibilita' e' piu' difficile porre rimedio se non eliminando per tempo questo difetto, evitando di corrispondere premi e avanzamenti di carriera a chi risulti privo di questa dote.
Il metodo efficiente, piu' volte sperimentato, e' il ROHC (Return On Human Capital) per misurare la capacita' dei dirigenti di svolgere il loro ruolo e contribuire, di conseguenza, alla crescita di valore del capitale umano e relativo ritorno sugli investimenti. Mentre l’indicatore HCV (Human Capital Value) misura la coerenza fra obiettivi strategici dell’azienda, il loro impatto sulle strategie-strutture-profili professionali e il contributo fornito dalla direzione del personale.
Una parte importante del rilancio dell'azienda si gioca oggi su questa sfida.