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Feb 2014
Numero n. 257
Veri segnali di ripresa?
Forse ci siamo. Qualcosa sta cambiando intorno a noi. Abbiamo effettivamente superato i momenti piu' critici? Possiamo guardare ai mercati con maggior fiducia?

Numerosi scenari macroeconomici concordano sul fatto che l’economia mondiale e' prevista crescere +4% nel 2014 e +4,5% nel 2015. I paesi trainanti saranno Stati Uniti e Cina. Quali effetti sul nostro continente?
Osserviamo insieme i segnali positivi che fanno ben sperare e adeguiamo la nostra agenda.



La crescita europea e' sostenuta dalla domanda interna, che bilancia gli effetti negativi dell’apprezzamento dell’Euro. Sara' del +2% quest’anno e il prossimo. Spagna, Irlanda e Grecia sono previsti uscire dalla crisi.
Il nostro Paese crescera' +0,7% nel 2014 e +1,2% nel 2015. Con un rapporto deficit/PIL che ha finalmente raggiunto nel 2013 l’obiettivo del 3% ci si puo' aspettare maggior respiro sul fronte del credito e dell’andamento dei consumi. Resta il grave problema della disoccupazione, prevista superiore al 12%.

Gli oltre 1.300 responsabili acquisti italiani dell’indice Markit/Adaci anticipano le tendenze sulla produzione industriale. A dicembre l'indice ha toccato il valore piu' elevato da aprile 2011, con sviluppo costante da 6 mesi ed una forte accelerazione nella crescita mese su mese.
La produzione aumenta a seguito dell'aumento degli ordini, con un forte contributo dell'export. Migliora l'efficienza produttiva in quanto la crescita della produzione e' superiore all'incremento della manodopera impiegata e cio' dovrebbe generare nuovi posti di lavoro migliorando, forse, quanto previsto dai dati macroeconomici.
Tutto l'indotto sta crescendo e i fornitori non sono in grado di rispettare le date previste di consegna, perche' sono stati colti impreparati dall'aumento della domanda.

Come dobbiamo cambiare la nostra agenda aziendale? Cogliere le buone prospettive internazionali per vendere, produrre, approvvigionarsi. Riorganizzarci per rispondere rapidamente alle esigenze dei mercati. Innovare combinando i fattori produttivi e dando al mercato nuove soluzioni vincenti. Finanziarci presentando progetti chiari e sostenibili.
Attenzione. Non saremo soli a cercare di cogliere i vantaggi dello scenario. Ma e' la prima volta dopo anni che iniziamo con prospettive incoraggianti!
Buon lavoro.
Applicazione in azienda: controlla gli indici predittivi dell’economia e agisci per coglierne i vantaggi
Parola Chiave: scenari
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Risultati ad oggi
Crede nella possibile ripresa delle aziende italiane nel 2014?
  • Deboli segnali di ripresa ci sono.Dipenderà sempre dal settore e dal prodotto. Indubbiamente un'azienda che esporta la crisi la sente.il mercato italiano è molto saturo e ha pochi sbocchi, per contrastare la crisi devi continuamente innovare e non è facile.
    Barbara Paglieri
  • I numeri indicano un'inversione di tendenza che per essere colta appieno richiede una revisione della relazione stato-impresa che abbia come focus la competitività delle imprese. Le imprese che esportano maggiormente possono cavalcare i mercati che presentano i tassi di crescita più attrattivi.
    Fabrizio Fresca Fantoni
  • I segnali in effetti ci sono ma temo di dovermi allineare al pensiero di Squinzi quando dice che sono segnali insufficienti. Ma la guardia non va abbassata, anzi. Nei prossimi due anni l'Italia crescerà meno dell'intera area Euro erodendo ulteriormente il divario delle le nostre quote di mercato nel mondo.
    Andrea Ferri
  • Il giro di boa è stato compiuto. Dopo otto trimestri in negativo, il Pil italiano ha ripreso a crescere. E non dal 2014, ma dagli ultimi tre mesi del 2013 l'Italia ha ripreso a crescere, e questo farà da traino agli investimenti, sia interni che provenienti dalle imprese straniere. Abbiamo tutte le condizioni che altri Paesi ci metteranno generazioni a costruire. Quello che ancora manca è la semplificazione di molti processi, e un taglio netto della burocrazia. Quasi tutte le nostre imprese esportatrici hanno chiuso bilanci da record, perché sono maestre nel vendere qualità e nell'adattarsi ai mercati.
    Carlo Martelli
  • Lo credo fermamente. Con settori che partiranno prima e altri dopo. Con un mercato interno ancora debole. Ma lo snodo da recessione a modesta crescita credo sia arrivato.
    Piercarlo Ceccarelli
Quali saranno i fattori critici per il successo nel nuovo anno?
  • sempre nuove tasse , burocrazia all'inverosimile.Se lo stato non cambia non ne usciamo.
    Barbara Paglieri
  • Innovare prodotti e servizi all'insegna di una Value Proposition vincente tarata sui mercati/segmenti di sbocco più attrattivi e disegnare un approccio commerciale che sia efficace nel proporre l'offerta al mercato.
    Fabrizio Fresca Fantoni
  • Internazionalizzazione e crescita dimensionale. L'azienda italiana deve diventare più internazionale, sia attraverso l'export, sia attraverso investimenti diretti nei mercati che crescono. E deve aumentare la taglia per essere competitiva nei mercati serviti.
    Andrea Ferri
  • Guardando al 2014, gli indicatori fondamentali suggeriscono che siamo arrivati al giro di boa, ma si tratta di tassi di crescita che soddisfano ancora poco: non ci possiamo accontentare, la svolta va intesa come punto di partenza di un percorso inevitabilmente lungo. L'interesse degli investitori è tangibile e la ripresa del contesto europeo ci aiuta. Servono riforme che rendano più facile l'ingresso di capitali: quindi riforme della burocrazia, del mercato del lavoro, della giustizia. Oltre a perseverare nella capacità di innovare prodotti e processi alla costante ricerca delle "nuove utilità", che da sempre è la cifra distintiva del nostro made in Italy.
    Carlo Martelli
  • Innovare i prodotti, il business model, i processi, ecc.!
    Piercarlo Ceccarelli
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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Piercarlo Ceccarelli
Piercarlo Ceccarelli 14/02/2014 16:49:36

Caro Fontanella,
le sue osservazioni sono molto stimolanti.
La sua ultima affermazione recita: "i successi e le vittorie partono sempre dai fondamentali".
Ma quali? Lei predilige la macroeconomia e il contesto in cui agiamo. Va bene se lei guarda a questi anni di crisi come ad un intervallo che verra' (forse) superato, in modo da tornare a proporre i prodotti e i servizi tradizionali. Ho paura che questo scenario sia di difficile realizzazione. Non venderemo più gli elettrodomestici, le auto, le polizze assicurative di ieri! Certamente non in Europa e non nelle quantità che vorremmo.
Con la mia squadra, prediligiamo la microeconomia dove il vertice aziendale si rende conto di trovarsi nel mercato più evoluto del mondo (vedi, ad es. J. Rifkin "Il sogno europeo"), con forti bisogni di qualità della vita e auto-realizzazione degli individui. Una miniera d'oro nella quale scoprire i nuovi prodotti e servizi che conquisteranno l'Europa e poi il mondo (quando sarà maturo per apprezzarli). Non aspetta che i dati macroeconomici lo sorreggano perché non servono. I suoi "fondamentali" sono i consumatori (500 milioni), il loro tasso di evoluzione e una capacità di spesa ampiamente sufficiente per acquistare ciò che risponde effettivamente ai nuovi bisogni "reali". In Europa ci sono centinaia di aziende che l'hanno capito e si sono mosse in questa direzione.

Caro Fontanella, leadership, come lei sa, significa dare risposte nuove alle nuove situazioni.

Segreteria di redazione
Segreteria di redazione 14/02/2014 16:48:45

Caro Ceccarelli,
confesso di non essere andato, per il momento, oltre le 11 dense righe da Lei proposte, ma mi permetta, comunque, alcune osservazioni.

Da cittadino italiano che ha a cuore la situazione del proprio Paese quando leggo certi articoli inorridisco.

Se mi permette la metafora sportiva parlare oggi di nuove utilità, dell’aumento della taglia, di integrazione di filiere ecc. ecc. è come prendere la più scalcinata delle squadre di basket e pretendere il triangolo di Phil Jackson quando non sa fare il “dai e vai”.

L’Italia, oggi, è tragicamente scalcinata e i leader, i decisori devono partire dal basso, abbandonando le chimere.

L’euro è una moneta forte? E allora perché se è così forte la valuta di riferimento è sempre il dollaro? Forse il concetto di forte non è da legare al tasso di cambio. Cosa è accaduto a chi ha tentato di abbandonare il dollaro nella quotazione del petrolio?

Il mercato domestico non cresce e non crescerà perché il consumo è funzione diretta del reddito disponibile e quest’ultimo è in continuo calo e quindi il rilancio delle infrastrutture e l’aggiornamento impianti non gioverebbero come si crede.
E’ il sistema a non essere in equilibrio dal punto di vista occupazionale, lo stesso sistema può sostenere complessivamente x milioni di occupati e l’equilibrio non distingue fra pubblico e privato e se il settore pubblico (inefficiente e inefficace) non espelle la manodopera in eccesso lo fa quello privato con la differenza che per assorbire i costi in eccesso del pubblico una risorsa privata vale meno di una risorsa pubblica.

Ecco queste credo siano le idee e le sfide da condividere, quelle che lei propone, pur sfidanti, sono l’evoluzione degli ultimi due lustri di sfide, che ci hanno portato nella situazione odierna.

Il successo e le vittorie partono sempre dai fondamentali.

Grazie per l’attenzione, cordialmente

P. Fontanella

Piercarlo Ceccarelli
Piercarlo Ceccarelli 10/02/2014 09:50:36

Tiriamo le fila della discussione...

l consenso e' per un'inversione positiva della tendenza (iniziata in Italia nel quarto trimestre 2013) che, per essere colta appieno, avrebbe bisogno di un contesto normativo piu' favorevole alla competitività delle imprese.

Nel mercato domestico, la crescita di prodotti tradizionali di consumo non ha ragioni per crescere, salvo la quota intermediata direttamente via web. Ma la capacita' di proporre innovazioni potrebbero cambiare lo scenario perche' il mercato e' aperto a nuove proposte. La crescita dei beni d'investimento e' condizionata dal rilancio delle infrastrutture e dall'aggiornamento degli impianti.

Le imprese devono investire nello sviluppo di "nuove utilità", nell'aumento della taglia per essere competitive nei mercati serviti e nel migliorare l'approccio commerciale. Devono continuare nella semplificazione dei processi, integrando le filiere che si interpongono tra produttori e consumatori e abbattendo il costo finale dei prodotti e servizi. Devono diventare ancora più internazionali, sia attraverso investimenti diretti nei mercati che crescono, sia attraverso l'export a valore aggiunto, perché l'euro continuerà ad essere moneta forte.

Buona settimana.