5
Mar 2018
Numero Nr. 452
Una favola manageriale: il vincitore

Il miglioramento organizzativo e… oltre

 

La corsa è cominciata.

Intorno a me, gli altri si stanno per muovere nella stessa direzione. Ciò che all’inizio sembrava solo passi incerti, si è trasformato in una corsa.

Accelerare… Istintivamente mi unisco anch’io… Scruto la folla… Urlo “Conway!”.

“Signore!” La sua familiare criniera bionda si scuote.

“Fai i lavori!”.

“Si, signore!” Lei scompare nella folla.

Per il momento lei se n’è andata. Mi concentro sulla corsa. Mantengo il passo degli altri. Dopo un po’ lei appare accanto a me…

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“Allora? L’ho aspettata per un bel po’”.

“Vede quella quercia verso la quale stiamo andando, signore?”

“Cosa significa?”

“Bene, signore, l’analisi mostra che quelli che la superano a destra guadagnano un po’ di terreno su quelli che la sorpassano a sinistra”.

“E’ vero, facciamolo”.

Appena passiamo l’albero, vedo che abbiamo guadagnato un bel po’ su quelli che sono passati a sinistra”. Sta funzionando.

“Continua a cercare...” Lei se ne va nuovamente.

Mi concentro sul ritmo dei miei passi. Il respiro non è troppo affannato ma neppure molto leggero. All’improvviso vedo del trambusto davanti. Un intero gruppo è caduto e gli altri lo stanno urtando.

“Conway, veloce, cosa possiamo fare?”

Lei è al mio fianco in un secondo. “Un palo, signore. Ma ho visto un sentiero vicino. Solo che nessuno lo prende, perché devi camminare dove i rami sono bassi e non nella palude che c’è in mezzo. Non appena passato il ruscello rosso, giri stretto a sinistra. Stretto a destra, sinistra, stretto a destra. Bum bam badam bam, sa, come cantano i Rolling Stones in “Brown Sugar”.

“Ricevuto. Allora ecco che arriva, Tre, due, uno – ORA!”

Bam-bam, bum bam badam bam. In un attimo attraversiamo il resto del campo.

“Siii! Sapevo che ce l’avremmo fatta!” grido, “Dovrei adottare questa canzone come emblema. Ora dammi riferimenti del gruppo di testa!”. Se li battiamo al grande salto, la vittoria è nostra.

Conway si separa da noi prendendo una strada più alta che le offre una vista migliore del gruppo davanti. Dopo poco ridiscende e mi affianca.

“Il gruppo di testa non è in realtà più veloce di noi, signore. Erano più rapidi solo all’inizio. Se acceleriamo del 5% dovremmo raggiungerli in un minuto.”

“Ce la possiamo fare?”

“Alcuni di loro hanno il fiatone. Ci possiamo dare dentro, signore. Ora il grande salto non è lontano. “

“Qual è la migliore pratica?”

“Bene, quelli che tengono la testa bassa sembrano più veloci, ma inciampano e si scontrano più spesso degli altri e, alla lunga, perdono terreno.”

“Facciamolo, allora, e teniamo la testa alta”. A volte merita usare l’approccio basato sull’evidenza. Devo promuoverla un giorno o l’altro.

Il sudore mi entra negli occhi. Lo detergo. Non perdo la concentrazione.

Lentamente ci stiamo avvicinando al gruppo di testa. Troppo lentamente, sembra. Maledico i giorni in cui ho mangiato così tanto.

Conway è di nuovo al mio fianco. “Il salto è dietro l’angolo, signore, ma è vicino. Ho visto il terreno da lontano. Quando arriva il grande salto, se ti lanci da quel ramo basso a destra invece che da terra, dovresti ottenere una spinta finale che ti scaglia oltre loro.”

Sento dolore alle gambe. Ma ora è ‘tutto o niente’. Stringo i denti.

Giriamo l’angolo quasi insieme al gruppo di testa. Eccolo - il salto! Il gruppo davanti sembra essere stato preso un po’ alla sprovvista – proprio quell’attimo di sorpresa per passarli.

La determinazione non deve mai mancare.

Saltiamo giù dal ramo, proprio come previsto da Conway. Siamo i primi in aria!

Il vento ci schiaccia il viso mentre acceleriamo.  

“E adesso?”

“Non si preoccupi, signore. Non possono riprenderci.

Mi giro a guardare gli altri che proprio ora saltano oltre la scogliera e mi seguono nel tuffo. Un improvviso bagliore di fiducia mi fa sorridere.

Non c’è nulla come vincere.

Questo mi ricorda di quando Conway mi diceva che ai vecchi tempi l’obiettivo della gara era di conquistare un posto in una delle panchine in cima alla collina, per guardare il tramonto. Il lemming (piccolo roditore che abitualmente si tuffa in mare dagli scogli) che vinceva la corsa faceva un segno sulla panchina sulla quale voleva sedersi. Apparentemente è per questo che si chiama benchmark.

Mi chiedo perché è cambiato?

Mi chiedo cosa succede quando colpiamo il terreno?

 

Bernhard Sterchi

 

Applicazione in azienda: il risultato è il frutto del talento e delle capacità, ma il metodo può fare la differenza. La verifica continua, la ricerca della strada migliore, l’approccio sistematico, aiutano a raggiungere la vittoria. Ma prima della partenza è bene chiedersi perché si entra in gara, perché correre rischi.
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