Numero N. 131

La Cina è da anni sulle prime pagine dei giornali per i tassi di crescita del Pil che registra ma è ancora un universo sconosciuto per molti. Elemento cruciale è capire quanto dipende dalle esportazioni e quanto dai consumi interni. Le due alternative configurano scenari ben diversi per le nostre aziende.
Numero N. 127

Il 2010 è stato un anno di ripresa per tutte le economie dopo l’orribile 2009. In Italia la ripresa è molto lenta e si è fermata a +1,2 per cento. Bene esportazioni e investimenti, male i consumi e Pmi. Facciamo un parallelo tra 2010 e 2006, ultimo anno in cui l’economia italiana si era risollevata da una fase di rallentamento, per capire e prendere decisioni migliori.
Numero N. 122

Il rilancio dell'economia italiana è possibile su grande scala solo con lo sviluppo dei servizi. E' necessario superare i pregiudizi verso il settore e adottare politiche specifiche per promuovere la trasformazione. Anche le imprese industriali potrebbero avvantaggiarsene.
Numero N. 108

Come ogni anno, in questo periodo propongo una riflessione sullo scenario, di particolare interesse per il delicato momento che stiamo vivendo. Caratterizzerà l’ambito in cui le nostre aziende dovranno operare e ci consentirà di individuare gli elementi più sensibili. Disporremo, così, di un osservatorio concreto e selettivo, di addetti ai lavori senza distorsioni esterne, che permette anche il confronto con i dati dello scorso anno, così da avere una visione dinamica delle criticità. Segua i risultati su www.clubimpronte.it
Numero N. 104

Ora dobbiamo rilanciare, tutti insieme, la crescita italiana. Sperare solo nelle esportazioni non basta. Sperare che le locomotive tradizionali, Usa e Germania, ci tirino la volata è rinunciatario. Sperare che ci pensi l’Europa, con un piano comune di rilancio della domanda interna, è velleitario. Ci serve ben più dell’1% all’anno! Cosa dobbiamo fare per ripartire?
Numero N. 88

Non c'è scampo! I conti di Eurolandia devono essere in ordine e i debiti sostenibili! Quelli degli Stati insieme a quelli dei privati. L'euro ha perso il 12,5% sul dollaro e la borsa di Milano oltre il 15% da inizio anno. Ci sono tre vie possibili che segneranno il nostro futuro.
Numero N. 87

La crisi Greca sta mettendo a nudo che l’euro comporta legami politici ben più stretti di quanto pensassimo. E’ possibile procedere fino a quando l'Europa sarà un vero stato federale? Solo allora, infatti, si potrà considerare un caso come quello della Grecia alla stregua di Los Angeles, che non ha banche né depositanti da salvare, ma solo un bilancio da sanare. E la strada per riuscirci resta una sola: far ripartire la crescita!
Numero N. 82

Draghi a Bruxelles mercoledì scorso: “la via d’uscita dalla crisi è fragile e disomogenea”. A Parigi, Delors deluso: “Così l’euro non sopravvive”. Il mio collega F. Malik fa una previsione shock: la crisi continua, spinta dal nuovo collasso dei mercati finanziari causato dai governi che hanno immesso trilioni di euro. Di questi solo il 10% ha raggiunto l’economia reale!
Numero N. 75

Ieri a Davos si è concluso il Word Economic Forum dove si è convenuto sulla necessità di riformare le banche, con l’ipotesi di una nuova autorità. Ma la domanda cruciale che circolava più insistentemente, soprattutto dopo l’allarme di George Soros, riguardava il persistente rischio di crisi a W invece che a V. L’incertezza rimane alta. E le aziende non possono adagiarsi in attesa di una magica ripartenza.
Numero N. 69

Secondo le stime ufficiali, la Cina torna a crescere a livelli pre-crisi. Ma la Cina come opportunità è caratterizzata da finestre temporali che si sono via via chiuse. L’Italia ne ha colte alcune, per altre si è mossa in ritardo. E ora, più che al difficile mercato interno cinese, le nostre aziende dovrebbero guardare alle zone del mondo dove il paese asiatico investe e crea sviluppo.
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